14/12/2014 - 20:55

COP 20 Lima: luci ed ombre dell'accordo raggiunto dalla conferenza Onu sul clima

Raggiunto un primo accordo sul clima in vista della conferenza che si terrà a Parigi il prossimo mese di febbraio. E' questo il risultato raggiunto dalla conferenza dell'Onu sui cambiamenti climatici, che si è svolta a Lima dal primo dicembre ad oggi, meglio nota come COP 20 Lima.
Il documento, che getta le linee guida in vista del vertice francese, punta in primo luogo alla riduzione delle emissioni di gas serra nell'atmosfera. Si tratta di una bozza di elementi da cui è emersa una road map per arrivare a Parigi con le carte in regola per siglare un accordo che contenga gli impegni di tutti i Paesi sul fronte delle riduzioni delle emissioni.

In particolare, le basi del nuovo accordo sono gli impegni nazionali, che i Paesi devono annunciare entro la fine del prossimo marzo 2015. Una sorta di piani d'azione nazionali, che insieme dovranno costituire il primo piano d'azione globale per liberarci dai combustibili fossili e raggiungere il 100% di rinnovabili entro il 2050, con impegni di riduzioni al 2020 aggiuntivi a quelli attuali per garantire il rispetto della soglia critica dei 2°C.
 
"La decisione di Lima assicurerà che i contributi per la riduzione delle emissioni che i Paesi presenteranno nei prossimi mesi siano trasparenti, quantificabili, comparabili e adeguati rispetto all'obiettivo di contenere la crescita della temperatura entro la soglia dei 2 gradi" ha spiegato il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti. 
 
"Dalla conferenza sono giunte inoltre risposte significative sia sul Green Fund che sulla finanza a lungo termine nell'ambito di una visione condivisa della crescita verde come modello socio-economico alternativo su cui si deve basare lo sviluppo se vuole essere sostenibile ed equo. Certamente non tutti i nodi sono sciolti e fino dicembre 2015 ci sara' molto ancora da lavorare ma la strada che abbiamo fatto qui a Lima ci consente finalmente di guardare avanti con fiducia" ha aggiunto il ministro. 
 
 "In una trattativa molto complessa anche Stati strategici come Usa e Cina, maggiori emettitori di Co2 al mondo, che in passato hanno rappresentato ragioni nazionali differenziate, sono apparsi impegnatissimi a raggiungere un risultato negoziale convincente" ha continuato Galletti. 
 
Soddisfazione per l'accordo raggiunto è stata espressa anche dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon che ha sottolineato come le decisioni prese a Lima serviranno per spinare la strada per l'adozione di un accordo universale e significativo nel 2015. Ban Ki-moon ha inoltre ringraziato i delegati dei vari Paesi per gli importanti progressi fatti nel tentativo di mantenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2 ° C , il limite internazionale concordato volto a allontanare l'ipotesi di cambiamento climatico irreversibile.
 
Ma l'accordo di Lima non convince le associazioni ambientaliste. In particolare, secondo Legambiente, la conferenza si è conclusa con un "niente di fatto".  "A Lima purtroppo i governi sono stati incapaci di sciogliere i nodi relativi alla differenziazione degli impegni nazionali e al sostegno finanziario ai paesi in via di sviluppo, che continuano a bloccare i negoziati verso Parigi. Rimangono ancora ben saldi gli antichi steccati tra paesi industrializzati e in via di sviluppo che l'accordo USA-Cina ci aveva fatto sperare fosse possibile superare" ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza
 
Per mantenere il riscaldamento del pianeta sotto la soglia critica dei 2°C, oltre la quale si rischia il punto di non ritorno è indispensabile "che i Paesi industrializzati onorino i propri impegni finanziari, per ristabilire la necessaria fiducia tra paesi ricchi e poveri, e sottoscrivano una roadmap che consenta di raggiungere entro il 2020 l'obiettivo già concordato dei 100 miliardi di dollari" ha continuano Cogliati Dezza. 
 
"A Lima l'Europa - sostenuta dalla presidenza italiana - si è purtroppo distinta per la sua opposizione all'adozione di una dettagliata roadmap finanziaria al 2020. In questo modo ha ulteriormente indebolito la sua tradizionale alleanza con quei paesi in via di sviluppo ed emergenti disposti a contribuire fattivamente al superamento degli steccati, rimanendo così a margini dei negoziati" ha concluso il presidente di Legambiente. 
 
 
 
Rosamaria Freda
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