06/06/2025 - 10:43

Sostenibilità informatica: il 91% delle PMI è ben intenzionato, ma serve formazione e supporto strategico

Che impatto ha la nostra giornata lavorativa sull’ambiente? Nonostante la sostenibilità ambientale sia al centro del dibattito quotidiano nelle aziende, uno degli aspetti più critici riguarda proprio il consumo energetico dietro le scrivanie. I dispositivi utilizzati quotidianamente all’interno delle aziende – computer, monitor, dispositivi elettronici – richiedono un'alimentazione continua che, a livello globale, si traduce in un importante impatto sull’ambiente. Ma non solo: il rapido ciclo di obsolescenza tecnologica porta a frequenti sostituzioni di hardware e, conseguentemente, ad un aumento dei rifiuti elettronici.

sostenibilità informatica

Non a caso, il 91% delle PMI italiane sta rispondendo al problema, ripensando al consumo digitale dei propri dipendenti, incentivando pratiche sostenibili. Tuttavia, nell’uso quotidiano dei dispositivi, c’è un ampio margine di miglioramento. Questo ciò che emerge dalla recente analisi di ASUS in collaborazione con Research Dogma, condotta su più di 400 responsabili IT e decisori aziendali in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, che evidenzia come la gestione consapevole delle dotazioni informatiche – dai criteri di acquisto fino al fine vita dei dispositivi – stia assumendo un ruolo sempre più strategico.

Investimenti crescenti per ridurre il consumo energetico da parte delle PMI
I dati dell’Osservatorio ASUS 2025 sottolineano il cambio di rotta delle PMI italiane: infatti, il 91% ha adottato almeno una pratica sostenibile nel campo dell’informatica aziendale. Anche investimenti e azioni concrete crescono: per esempio, la maggior parte delle PMI intervistate (74%) ha investito in soluzioni per ridurre il consumo energetico dei sistemi, come servizi fisici, server e cloud, e circa due imprese su tre hanno messo in atto attività di recupero o riciclo dell’hardware a fine vita. Inoltre, l’attenzione all’acquisto diventa centrale, che porta il 57% delle PMI a scegliere dispositivi con certificazioni ambientali o con un hardware usato o ricondizionato, contribuendo così alla diffusione di modelli di economia circolare.

Certificazioni green e fine vita dei dispositivi: l’interesse è alto, ma le competenze non colmano il gap
Nonostante l’interesse crescente verso le certificazioni ambientali dell’hardware, tra le PMI italiane persiste una significativa carenza di preparazione che ne ostacola l’adozione consapevole. Se la maggior parte delle PMI è in grado di riconoscere l’importanza di strumenti come Energy Star, TCO o EPEAT, solo il 30% sa realmente interpretarne il significato e applicarne i vantaggi in modo operativo. La frammentazione del panorama delle certificazioni, unita alla mancanza di competenze tecniche specifiche, soprattutto nei ruoli IT delle piccole imprese, genera confusione e indebolisce l’efficacia delle scelte green. Questa lacuna informativa si riflette anche nei comportamenti quotidiani: pratiche semplici come l’uso del Dark Mode, riconosciute per il loro impatto positivo, restano poco diffuse proprio per mancanza di conoscenza.

Resta evidente anche l’assenza di linee guida comuni nella gestione del fine vita dei dispositivi tecnologici. Quando un PC non è più utilizzabile, solo una PMI su tre segue i canali ufficiali di riciclo tramite i centri comunali. Un altro 26% li cede direttamente ai dipendenti, mentre una quota analoga si affida ad aziende terze per lo smaltimento. Altre realtà collaborano con organizzazioni no-profit o attivano programmi interni di riuso.

Le aspettative verso i fornitori: sostenibilità come requisito essenziale
Dalla ricerca di ASUS emerge chiaramente che le PMI non si accontentano più di prodotti solo performanti, ma la scelta ricade su partner che condividano i loro stessi valori. Il 90% ritiene fondamentale che i PC garantiscano efficienza energetica certificata, mentre l’84% apprezza i fornitori che si occupano anche del ritiro e riciclo delle apparecchiature dismesse. Anche i materiali di costruzione e imballaggio contano: l’81% delle imprese desidera che siano interamente riciclabili.

Tommaso Tautonico
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