14/11/2016 - 12:17

Istat, in Italia torna a salire la deflazione. Preoccupate Aduc e Coldiretti

In Italia è tornata a salire la deflazione. La colpa sarebbe dei prezzi dei "beni energetici". Preoccupazione per gli ultimi dati dell'Istat, relativi allo scorso mese di ottobre, è stata espressa sia dall'Unione dei consumatori (Aduc) che dalla Coldiretti.

In Italia la deflazione è tornata a salire. A renderlo noto è l’Istat che annuncia come, nel mese di ottobre 2016, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC) sia diminuito dello 0,1% su base mensile e dello 0,2% su base annua mostrando nuovamente tendenze deflazionistiche dopo la ripresa (+0,1%) di settembre.
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In Italia la deflazione è tornata a salire. A renderlo noto è l’Istat che annuncia come, nel mese di ottobre 2016, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC) sia diminuito dello 0,1% su base mensile e dello 0,2% su base annua mostrando nuovamente tendenze deflazionistiche dopo la ripresa (+0,1%) di settembre.

La flessione tendenziale dell'indice generale continua a essere determinata dai beni energetici il cui calo si è accentuato lievemente (-3,6% dal -3,4% di settembre) per effetto di una più intensa flessione dei prezzi di quelli regolamentati (-6,0%, era -3,8% a settembre) e di un parziale rientro della contrazione dei beni energetici non regolamentati (-0,9%, da -2,7% del mese precedente), continua l’Istat. Ulteriori contributi deflazionistici sono derivata dagli andamenti di altre tipologie di prodotto tra le quali spiccano gli alimentari non lavorati (-0,4%, da +0,4% di settembre) e i servizi ricreativi, culturali e della cura della persona; la cui crescita si è azzerata dal +0,6% di settembre. Pertanto, l'inflazione al netto dei beni energetici è rallentata in misura significativa, attestandosi a +0,2% (era +0,5% il mese precedente). Analogamente, al netto degli alimentari non lavorati e dei beni energetici, l'"inflazione di fondo" è scesa a +0,2% (da +0,5% di settembre).

Per l’Istat l'inflazione acquisita per il 2016 è risultata pari a -0,1% (lo stesso valore registrato a settembre). Il lieve calo su base mensile dell'indice generale è dovuto alle diminuzioni dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (-1,2%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,4%) solo in parte compensate dall'aumento dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (+0,9%). I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona sono aumentati dello 0,1% su base mensile e hanno registrato una diminuzione dello 0,2% su base annua (la variazione era nulla a settembre).

"Raddoppia la deflazione rispetto alle previsioni iniziali. Segno che i consumi stanno scendendo e che le famiglie faticano sempre più ad arrivare a fine mese" afferma Massimiliano Dona, segretario dell'Unione Nazionale Consumatori commentando gli ultimi dati dell’Istat.  "In ogni caso, la riduzione dei prezzi consente di aumentare il potere d'acquisto delle famiglie e di risparmiare sulla spesa" ha aggiunto Dona spiegando come secondo i calcoli dell'Unione Nazionale Consumatori, la riduzione dei prezzi dello 0,2% consente ad una tradizionale famiglia, una coppia con 2 figli, di risparmiare, in termini di riduzione del costo della vita, 78 euro su base annuaUna coppia con 1 figlio spenderà 72 euro in meno, un pensionato con più di 65 anni risparmierà 39 euro, mentre un single con meno di 35 anni  sborserà 42 euro in meno, sempre su base annua. 

La deflazione ha effetti devastanti nelle campagne dove le quotazioni riconosciute agli agricoltori rispetto allo scorso anno sono crollate per il grano del 26%, per le uova del 19% e del 18% per gli ortaggi che rappresentano una componente importante del carrello della spesa degli italiani” ha aggiunto la Coldiretti in riferimento all’andamento dell’inflazione a ottobre che ha visto l’Italia tornare in deflazione sotto la spinta al ribasso dell’andamento degli alimentari freschi. 

Segnali negativi anche per gli allevamenti con le situazioni piu’ pesanti che vanno dalle carni di pollo (-9%) a quella di coniglio (-11%). A rischio c’ è il futuro di prodotti simbolo del Made in Italy, ma anche un sistema produttivo sostenibile che garantisce reddito e lavoro a centinaia di migliaia di famiglie e difende il territorio nazionale dal degrado e dalla desertificazione”  continua la Coldiretti. “Oggi gli agricoltori devono vendere piu’ di tre litri di latte per bersi un caffè o quindici chili di grano per comprarsene uno di pane. Le coltivazioni come il latte e la carne subiscono la pressione delle distorsioni di filiera e del flusso delle importazioni selvagge che fanno concorrenza sleale alla produzione nazionale perché vengono spacciati come Made in Italy per la mancanza di indicazione chiara sull’origine in etichetta” conclude l’associazione agricola. 

Rosamaria Freda
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