11/11/2017 - 13:12

Beach Littering: come ti riciclo la plastica gettata in spiaggia!

Nel corso di Ecomondo, la fiera sulla green e circular economy che si tiene ogni anno a Rimini, l’IPPR-Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo, Legambiente ed ENEA hanno presentato ad i risultati sulle indagini svolte e le prossime azioni per il riciclo del “beach litter”, i rifiuti di plastica gettati negli arenili.

Beach Litter: presentati i risultati del primo studio sulla riciclabilità delle plastiche presenti sulle spiagge italiane.

Tappi, cannucce, bottigliette, cotton fioc gettati nel WC, frammenti vari di plastica, imballaggi sanitari, pellet sono alcuni dei rifiuti più presenti sulle nostre spiagge.

La causa è da attribuire principalmente non solo al malcostume dei cittadini ma anche ad abitudini errate da parte delle imprese.

Ma anche questo tipo di rifiuti può essere raccolto e riciclato con importanti vantaggi per la tutela ambientale ma anche con ottime ricadute positive per la economica circolare e sostenibile.

Beach Littering: come ti riciclo la plastica gettata in spiaggia!
È quello che emerge dalle indagini sul beach litter promosse dall’Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo con Legambiente ed ENEA, presentata ieri  a Rimini, nel corsi di Ecomondo, la XXI fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile.

Lo studio rappresenta una prima importante collaborazione tra istituti di ricerca, associazioni e imprese sulla caratterizzazione del beach litter presente sulle spiagge per poter poi sviluppare un piano di riciclo per questi materiali e capire, al contempo, come sensibilizzare consumatori e imprese a porre una maggiore attenzione nella loro gestione quotidiana dei rifiuti, rimuovendo abitudini errate: dai cotton fioc gettati nel water ai rifiuti abbandonati direttamente sull’arenile, ai pellet di plastica per la pre-produzione industriale.                                                                                                            

Spiagge come discariche? Secondo i campionamenti svolti dai tecnici di Goletta Verde di Legambiente la percentuale di plastica sul totale dei rifiuti presenti nelle spiagge italiane è superiore all’80%.

Gli oggetti più presenti tra i rifiuti ritrovati lungo i nostri litorali spiagge italiane, sono appunto i cotton fioc e i “frammenti”, residui di materiali degradati dall’effetto della fotodegradazione e degli agenti atmosferici, non più identificabili univocamente. Il Polipropilene (PP) e il Polietilene (PE) sono i polimeri plastici maggiormente dispersi.

“lo studio rappresenta solo il primo passo per affrontare il problema del beach litter” – dichiara Angelo Bonsignori, Presidente dell’IPPR e Direttore Generale della Federazione Gomma-Plastica. “Abbiamo recentemente costituito il “Tavolo permanente per il riciclo di qualità” per analizzare, anche attraverso il coinvolgimento delle aziende di riciclo, la concreta fattibilità di recupero dei materiali presenti sulle nostre spiagge. Specialmente per quella frazione degradata o composta da diversi polimeri che non possono tornare tal quali nelle rispettive filiere. Intendiamo inoltre promuovere una prima campagna di raccolta del beach litter in alcuni Comuni costieri in accordo con le Amministrazioni e studiare la realizzazione di un impianto pilota per il riciclo di questi materiali”.

“Quelli che erano i punti di forza delle plastiche, leggerezza, durabilità e costi contenuti, oggi rappresentano il limite di questi materiali che permangono nell’ambiente per decenni prima che si degradino – dichiara Loris Pietrelli ricercatore dell’ENEA - . Comunque è importante ricordare che non si può demonizzare la plastica perché con questo termine si identificano centinaia di materiali polimerici, con caratteristiche molto diverse, di cui non possiamo più fare a meno. Il risultato principale di questa prima ricerca riguarda la composizione dei materiali raccolti. La netta prevalenza di materiali termoplastici quali polietilene e polipropilene, facilita il recupero ed il riutilizzo del materiale spiaggiato. E’ necessario inoltre ricordare che le plastiche arrivano da terra e quindi sono il risultato di una cattiva gestione rifiuti solidi urbani. Ad esempio, l’enorme quantità di cotton fioc rinvenuta lungo le spiagge rappresenta un “caso” emblematico soprattutto se si pensa che nei primi anni del 2000 la commercializzazione dei bastoncelli non biodegradabili era vietata.

“Questo studio – dichiara Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente - rappresenta una prima importante collaborazione tra istituti di ricerca, associazioni e imprese per affrontare il problema del marine litter. Un fenomeno che sta assumendo proporzioni sempre più allarmanti come ha dimostrato anche la Conferenza mondiale sugli Oceani organizzata dall’Onu a cui abbiamo partecipato, raccontando la nostra esperienza di monitoraggi scientifici considerata come una delle esperienze più avanzate al mondo della citizen science. Purtroppo, la cattiva gestione dei rifiuti e l’abbandono consapevole restano le principali cause del fenomeno. Al tempo stesso i dati evidenziano come buona parte di questi rifiuti potrebbero essere riciclati.  I risultati, sebbene preliminari, mostrano dati incoraggianti circa la qualità del blend ottenuto mescolando i rifiuti spiaggiati. Una novità assoluta che dimostra come sia fondamentale sia prevenire il problema attuando campagne di sensibilizzazione, sia lavorando sull’innovazione di processo e di prodotto e sull’avvio di una filiera virtuosa del riciclo”.  

In allegato la scheda tecnica sull'Analisi elaborazioni beach littering.

Sull'argomento leggi anche: Turismo sostenibile: la mappa delle spiagge italiane senza plastica

Andrea Pietrarota
Direttore Responsabile
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