01/01/2013 - 01:00

Una nuova era glaciale per combattere il riscaldamento globale?

Un esperimento in Russia attrae grande interesse dalla comunità scientifica. Un progetto di un fisico russo vuole mettere al centro gli animali per combattere il riscaldamento globale.
Ripopolando la tundra siberiana con l’ecosistema che ci viveva fino a 10 mila anni fa lo scienziato Sergey Zimov spera di mitigare fortemente le emissioni clima alteranti che provengono dal permafrost, che rendono molto sensibili le zone artiche al global warming.

Ripopolare la Siberia - I cavalli selvaggi stanno ritornando in Siberia settentrionale, così come i buoi muschiati, che una volta dividevano la sa fredda steppa ruscoi mammut. Renne ed alci sono già qui, mentre un giorno potrebbero essere raggiunte anche dal bisonte canadese e dai cervi. Più tardi arriveranno anche i predatori, tigre siberiani, lupi e forse anche leopardi. Si tratta del giardino zoologico creato da uno scienziato, Sergey Zimov, che vuole dimostrare la sua teoria contro il riscaldamento globale. Il fisico russo è convinto che ripopolando la tundra che domina il panorama siberiano l’aumento delle temperature si potrà quantomeno mitigare. Il parco dell’era glaciale, così come è stato definito dal suo creatore, serve per far rifiorire la tundra e utilizzarla per la preziosa cattura del carbonio.

Artico riscaldato – In Siberia i problemi del cambiamento climatico sono più sentiti che altrove, perchè è proprio nell’Artico che si rilevano gli aumenti più rapidi delle temperature. Zimov vuole ricreare l’ecosistema che era esistito fino a circa 10 mila anni fa, la cui fine significò la conclusione dell’Era del Pleistocene, e portò all’attuale fase di difficile contenimento dei cambiamenti climatici. Lo scienziato russo è convinto che ricreando l’antico ecosistema la tundra sarà in grado di rifiorire in una terra rigogliosa, ricca di vegetazione e popolata da molti animali. Tutto il contrario dell’attuale panorama desertico, anche se virato al freddo. La presenza degli animali rinforzerà la terra, e quando arriverà l’inverno il movimento delle mandrie eviterà il compattamento di uno spesso strato di neve. In questo modo, grazie alla mancata separazione con l’aria, il permafrost non rilascerà le emissioni carboniche che attualmente manda ogni inverno nell’aria. La crescita dell’erba, che riflette maggiormente la luce solare più delle foreste, potrebbe inoltre trattenere l’anidride carbonica, il gas più pericolo per il riscaldamento del pianeta. Per cambiare il panorama della Siberia ci vorranno moltissimi anni, ma Zimov è convinto che lasciati in libertà i bue muschiati e i bufali si riprodurranno in un lasso temporale molto breve, e ogni volta che pascolano lasceranno nuove, estese praterie.

20 anni di Parco - Il progetto, partito nel 1989, sta ricevendo grande consenso all’interno della comunità scientifica globale, che vede una potenziale risposta efficace al global warming. Il parco si trova in un luogo molto isolato, uno dei segreti del suo fascino, ed è mantenuto sotto la sorveglianza della Stazione della Scienza del NordEst, creata da Zimov in epoca ancora comunista. La stazione scientifica si trova a 30 chilometri dal parco, ed è raggiungibile solo con la barca in estate oppure con le motoslitte quando i fiumi congelano, cioè a metà ottobre di solito. Al momento vivono 70 animali, e le emissioni carboniche sono costantemente monitorate. Zimov spera di far arrivare mille bisonti, il cui trasporto costa un milione di dollari. Una nullità secondo il fisico russo, perché se il suo esperimento funzionerà saranno risparmiate 100 giga tonnellate di carbonio nell’atmosfera.
Vesna Tomasevic
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