01/01/2013 - 01:00

Siccità: sistema idrico nazionale obsoleto

L'acqua è indispensabile per garantire la sicurezza alimentare. La Cia ribadisce la necessità di investire in infrastrutture e ricerca. Si perde un litro d'acqua su tre e i campi sono all'asciutto
Occorrono fra i duemila e i cinquemila litri d'acqua per produrre il cibo che ognuno di noi mangia in un solo giorno. Mentre per tutte le altre attività adoperiamo tra i 2 e i 4 litri. È la Fao a darci questi dati che testimoniano quanto la sicurezza alimentare sia legata a doppio filo con la disponibilità di risorse idriche per irrigare i nostri campi. Ed è proprio in questo momento di siccità estrema che la Cia-Confederazione italiana agricoltori ribadisce la necessità di lavorare seriamente a una rete idrica efficiente, che dia al nostro Paese la possibilità di gestire al meglio una risorsa preziosa come l'"oro blu". Ogni anno -ricorda la Cia- lungo le tubature del sistema idrico italiano si perde mediamente più di un litro d'acqua su tre. Quantità che sale, e di molto, se si guarda a diverse regioni del Mezzogiorno. Si tratta di cifre insostenibili, soprattutto in una fase climaticamente critica come questa, in cui siccità e caldo torrido hanno "bruciato" il 50 per cento dei raccolti di soia e il 30 per cento di mais, costringendoci a rivolgerci all'import per rimpinguare le scorte in esaurimento.

E il peggio è che questi periodi critici dal punto di vista climatico stanno diventando la norma e non si può sempre ricorrere a interventi tampone che non affrontano la radice del problema. Basti pensare -sottolinea la Cia- che in Italia nell'ultimo decennio le precipitazioni sono diminuite del 20 per cento al Sud, del 15 per cento al Nord e del 9 per cento al Centro. Con il conseguente impoverimento del suolo a fini produttivi. Tutto ciò impone, inoltre, di incentivare la ricerca tecnologica perché si aprano nuove possibilità di coltivazioni resistenti alla siccità.

È per questi motivi che la Cia da anni propone la costituzione di un'"autorità unica delle acque", oltre a lavorare a un modello moderno e ecocompatibile di agricoltura, in grado di conciliare l'attenzione all'ambiente con le esigenze di sicurezza alimentare. Risale al 2010 il "decalogo" della Cia per un'agricoltura ecocompatibile, che scandisce la buona condotta del settore primario in sei obiettivi fondamentali: la riduzione del 15 per cento dell'uso dell'acqua, del 20 per cento dell'impiego di fitofarmaci, del 15 per cento delle lavorazioni superficiali dei terreni, e contemporaneamente, l'aumento del 30 per cento delle produzioni di biomasse, del 15 per cento delle coltivazioni biologiche e del 3 per cento dei rimboschimenti. Alcuni dei principali strumenti per raggiungere questi obiettivi sono la reintroduzione di rotazioni migliorative, l'uso di colture a radice profonda, la diffusione dell'aridocoltura, oltre che la sostituzione del metodo di irrigazione a pioggia con quello a goccia.
Marilisa Romagno
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