15/09/2020 - 10:25

Scuola e mascherine in classe, WWF: "Senza responsabilità rischiamo 68 milioni di mascherine disperse nell'ambiente"

La campanella del primo giorno di scuola è suonata per molti studenti italiani che da oggi in diverse regioni tornano in classe dopo un lunghissimo periodo di stop imposto dall’emergenza sanitaria legata al COVID-19.

mascherine disperse

Tra le tante novità nella vita degli oltre i circa 7 milioni di studenti della scuola pubblica italiana tra i 6 e i 18 anni che tornano tra i banchi ci sarà sicuramente un nuovo protagonista: la mascherina, che ormai è diventata un elemento essenziale della nostra quotidianità. Gli studenti che da riprendono le lezioni e quelli che lo faranno dalla prossima settimana torneranno in aula con la mascherina, prioritariamente con quella chirurgica monouso come previsto dal Comitato Tecnico Scientifico per la riapertura in sicurezza. Secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Istruzione, in Italia ci sono circa 8,6 milioni di studenti nella scuola e per 7 milioni di questi sussiste l’obbligo di indossare la mascherina.

Per proteggere i nostri studenti dal rischio sanitario saranno necessarie quindi non meno di 7 milioni di mascherine al giorno, sebbene  il Ministero abbia annunciato che ne distribuirà 11 milioni al giorno destinate anche al personale docente e non: facendo un rapido calcolo significa una quantità pari a circa 44 tonnellate di polimeri plastici, principalmente polipropilene, poliestere, utilizzati e smaltiti ogni giorno nelle nostre scuole.

Se anche solo 1 ragazzo per classe (il 5% della popolazione studentesca all’incirca) disperdesse volontariamente o accidentalmente la propria mascherina, ogni giorno verrebbero rilasciate in natura 1,4 tonnellate di plastica: ciò significa che a fine anno scolastico sarebbero disperse in natura oltre 68 milioni di mascherine per un totale di oltre 270 tonnellate di rifiuti plastici non biodegradabili in natura. È come se gettassimo ogni giorno dell’anno scolastico 100mila bottigliette di plastica in natura.

Se queste proiezioni (fatte al ribasso) si realizzassero significherebbe che oltre all’emergenza sanitaria ci troveremmo a dover affrontare anche una emergenza ambientale senza precedenti. Le scuole sono luoghi in cui si costruisce e si forma la nostra società, la loro chiusura ha profondi impatti sui ragazzi e sulla società intera, quindi è evidente che la sicurezza sanitaria debba essere la priorità.

Per sensibilizzare gli studenti e attirare la loro attenzione su questo problema, evitando che trovare mascherine in prati, laghi, fiumi o spiagge diventi tragica normalità, il WWF Italia lancia oggi una campagna di sensibilizzazione dal titolo «Non Deve Finire Così» che chiede a tutti gli studenti, gli insegnanti, al personale scolastico e ai genitori di condividere. Inoltre il WWF chiede anche ai dirigenti scolastici di affiggere le locandine, che verranno inviate a tutte le scuole in formato elettronico, in modo da richiamare l’attenzione degli studenti sul tema.

Proprio alla luce del fondamentale ruolo educativo che la scuola riveste anche in funzione della costruzione di un futuro sostenibile avrebbe avuto più senso promuovere alternative più sostenibili come per esempio mascherine riutilizzabili e lavabili certificate e validate dallo stesso Ministero della Salute, attraverso l'Istituto Superiore di Sanità (che sono equiparabili per sicurezza alle mascherine chirurgiche monouso). Queste mascherine possono essere una valida alternativa al monouso, accompagnate da informazioni sulle modalità di igienizzazione, lavaggio, scadenza.

Per rispondere a problematiche che vanno dalla necessità di approvvigionamento, allo smaltimento di ingenti quantitativi di rifiuti indifferenziati fino al rischio di abbandono nell'ambiente dei dispositivi di protezione individuale è fondamentale puntare su economia circolare ed ecodesign, realizzando una filiera circolare per le mascherine monouso, che vada dalla progettazione (partendo dall’individuazione di materiali sicuri, efficaci e facilmente riciclabili) alla raccolta e al riciclo fino alla re-immissione nel ciclo produttivo del materiale recuperato.

Secondo quanto stabilito dall’Istituto Superiore di Sanità, infatti, allo stato attuale, l'unica possibilità di smaltimento delle mascherine per uso civile è di conferirle nella raccolta indifferenziata.

Oggi che l’emergenza sanitaria non è più una sorpresa e che tutti siamo consapevoli del fatto che dovremo convivere per diverso tempo con le precauzioni necessarie a proteggerci dal virus è necessario valutare una una filiera completamente nuova e sicura, sia per motivi di gestione efficiente delle risorse e dei rifiuti sia per evitare il rischio di dispersione nell’ambiente.

NON DEVE FINIRE COSÌ
Campagna di sensibilizzazione sul corretto smaltimento delle mascherine per gli studenti. Il claim della campagna è NON DEVE FINIRE COSÌ (che si riferisce sia all’emergenza ma anche al fine vita della mascherina) abbinato all’immagine di una mascherina dispersa in natura. A questo è collegato un sottotitolo che richiama alla responsabilità “Responsabili quando li usiamo, Responsabili quando li buttiamo”. Infine un payoff di campagna “Proteggiti e proteggi l’ambiente” accompagnato da una call to action “Smaltisci correttamente la tua mascherina (o i tuoi guanti)”. La scelta di questo payoff serve a unificare concettualmente il gesto di proteggerci con quello di proteggere gli spazi che ci circondano.

I messaggi della campagna ruotano intorno ai concetti di  RESPONSABILITÀ PROTEZIONE due parole che ci hanno accompagnato in tutti questi mesi di emergenza rispetto ai comportamenti da tenere per arginare il contagio ma che ora, oltre, a leggere in una chiave individuale dovremo rileggere in una chiave collettiva. La parola responsabilità di indossare la mascherina si abbina, oltre alla responsabilità di proteggere l’ambiente che ci circonda dall’invasione di una nuova specie di rifiuto. La protezione diventa non solo una necessità individuale ma anche collettiva perché smaltendo correttamente le mascherine usate proteggiamo la salute dell’ambiente a cui è intimamente collegata anche la nostra salute.

foto: Paolo Nicolai concessa al WWF

Tommaso Tautonico
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