11/08/2014 - 11:00

Rifiuti: la plastica invade i nostri mari. Soprattutto il Mediterraneo

La plastica continua ad essere un grave problema per i nostri mari. Nel mar Adriatico si contano ben 27 rifiuti galleggianti ogni kmq di mare, provenienti soprattutto dal settore della pesca.
E' quanto emerge dal monitoraggio eseguito dalla Goletta Verde, la campagna di Legambiente realizzata con il contributo del Consorzio obbligatorio oli usati, Novamont e Nau!, e dall'Accademia del Leviatano nell'estate 2014. I dati sono stati raccolti ed elaborati secondo il protocollo scientifico elaborato dal Dipartimento Difesa della natura di Ispra e dal Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa, usando la classificazione di rifiuti OSPAR/ TSG-ML.
 
Non sta meglio il Mar Tirreno che presenta una densità di rifiuti pari a 26 ogni kmq, di cui il 34% è costituito da bottiglie (bevande e detergenti) che superano la percentuale di buste di plastica (29%) che, invece, fino all'anno scorso avevano il sopravvento. 
 
Buone notizie invece per il Mar Ionio che grazie alla sua posizione geografica conta "solo" 7 rifiuti ogni kmq di mare. E ancora. Si contano 4 rifiuti ogni Kmq per la tratta transfrontaliera Civitavecchia - Barcellona, monitorata da Accademia del Leviatano dove, però, sono stati presi in considerazione solo i rifiuti maggiori di 20 cm e in ambiente di mare alto. Nelle restanti tratte Goletta Verde ha monitorato i rifiuti dai 2,5 cm in su e ben il 75% del totale è costituito da rifiuti inferiori ai 20 cm. 
 
Le tratte più "dense" di rifiuti sono la costa di Castellammare di Stabia, dove si possono contare più di 150 rifiuti ogni kmq.  Più di 100 i rifiuti al kmq davanti la costa abruzzese di Giulianova e più di 30 sul Gargano, tra Manfredonia e Termoli. Bisogna comunque sempre considerare come in ambito costiero possa essere alta la variabilità del campionamento.
 
Indiscutibili sono anche le ripercussioni che la discarica marina genera sull'ambiente, sull'economia e sulla fauna marina. Basti pensare che l'ingestione di rifiuti è tra le principali cause della morte delle tartarughe marine. Senza contare l'impatto delle microplastiche (i frammenti più piccoli che si generano per degradazione dei materiali ad opera degli elementi climatici) che, ingerite direttamente o involontariamente dalla fauna marina, entrano nella nostra catena alimentare.
 
"La grande quantità di rifiuti che abbiamo trovato lungo il nostro viaggio - ha dichiarato Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde - rende l'idea di quello che nascondono i fondali marini. I rifiuti galleggianti che abbiamo monitorato costituiscono solo una minima parte del problema. Si stima che il 70% dei rifiuti che entrano nell'ecosistema marino affondino: secondo i dati dell'Università di Genova e della Regione Liguria ci sono circa 40 kg di rifiuti sommersi ogni kmq di fondale, in gran parte plastica. Eppure i rifiuti sommersi restano lì dove sono e continuano ad accumularsi e frammentarsi entrando così anche all'interno della catena trofica marina".
 
"A causa poi delle leggi vigenti e dell'assenza di sistemi di raccolta e smaltimento nei porti, i pescatori sono costretti a rigettare in mare i rifiuti finiti accidentalmente nelle proprie reti. Per questo continueremo a lavorare affinché possano essere bypassate queste burocrazie, appoggiando progetti pilota che contrastano il marine litter e spronando il nostro Paese a impegnarsi per affrontare e mitigare questo problema, a partire dalla prevenzione e sfruttando l'opportunità di studio e programmazione offerta dalla direttiva europea della Marine Strategy" ha concluso la Carpentieri. 
Rosamaria Freda
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