23/11/2016 - 16:45

Referendum costituzionale: le ragioni del Si

Se, il 4 dicembre prossimo, dovesse vincere il Si alla riforma costituzionale voluta da Renzi, i costi della politica si ridurrebbero e tutto sarebbe più facile. O almeno così dicono.

La vittoria del Si al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre potrebbe dare i benefici migliori e più attesi sul fronte economico, del lavoro e dello sviluppo. Ad affermarlo sono ovviamente coloro che si sono schierati a favore della riforma della Costituzione proposta dal governo Renzi su cui saremo chiamati a votare il 4 dicembre.
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La vittoria del Si al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre potrebbe dare i benefici migliori e più attesi sul fronte economico, del lavoro e dello sviluppo. Ad affermarlo sono ovviamente coloro che si sono schierati a favore della riforma della Costituzione proposta dal governo Renzi su cui saremo chiamati a votare il 4 dicembre.

Viene da sé che, dopo aver analizzati le 8 ragioni di coloro che sostengono il No al referendum, per offrire una panoramica obiettiva ai nostri lettori non possiamo non analizzare anche le ragioni del Si alla riforma costituzionale. 

Ecco gli obiettivi principali che, secondo i sostenitori del Si, potrebbero essere raggiunti modificando la nostra Costituzione secondo quanto previsto dalla riforma che andremo a votare. 

Superamento del bicameralismo paritario. Il superamento del cosiddetto “bicameralismo paritario” servirà per ridurre il costo degli apparati politici e per rendere l’attività del Parlamento più rapida ed efficace. La Camera darà e toglierà la fiducia al governo, il Senato rappresenterà prevalentemente le istanze e i bisogni di comuni e regioni.

Leggi in tempi rapidi. Se vincerà il Sì le proposte di legge non dovranno più pendolare tra Camera e Senato, ma di norma la Camera approverà le leggi e il Senato avrà al massimo 40 giorni per discutere e proporre modifiche, su cui poi la Camera esprimerà la decisione finale. 

Riduzione dei costi della politica. Verrà ridotto il numero dei parlamentari, perché i senatori elettivi passeranno da 315 a 95 (più 5 di nomina del Presidente della Repubblica) e non percepiranno indennità. Il CNEL verrà abolito, e con esso i suoi 65 membri. I consiglieri regionali non potranno percepire un’indennità più alta di quella del sindaco del capoluogo di regione e i gruppi regionali non avranno più il finanziamento pubblico. Le province saranno eliminate dalla Costituzione..

Maggiore partecipazione dei cittadini. Secondo il "partito del Si" con la riforma, la democrazia italiana diverrà autenticamente partecipativa: il Parlamento avrà l’obbligo di discutere e deliberare sui disegni di legge di iniziativa popolare proposti da 150mila elettori. Saranno introdotti i referendum propositivi e d’indirizzo: si abbassa il quorum per la validità dei referendum abrogativi (se richiesti da ottocentomila elettori, non sarà più necessario il voto del 50 per cento degli aventi diritto, ma sarà sufficiente la metà più uno dei votanti alle precedenti elezioni politiche).

Suddivisione precisa delle competenze tra Stato e Regioni. La riforma semplificherà il rapporto tra Stato e Regioni: con l’eliminazione delle cosiddette “competenze concorrenti”, ogni livello di governo avrà le proprie funzioni legislative. Materie come le grandi reti di trasporto e di navigazione, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia o la formazione professionale saranno di esclusiva competenza dello Stato. Alle Regioni, oltre alle competenze proprie (come l’organizzazione sanitaria, il turismo o lo sviluppo economico locale), potranno essere delegate altre competenze legislative. 

Aumento della rappresentanza degli Enti Locali in Parlamento e in Europa. Il Senato diverrà il luogo della rappresentanza delle regioni e dei comuni, che potranno così intervenire direttamente nel procedimento legislativo attraverso i sindaci e i consiglieri che ne faranno parte. In più, il nuovo Senato dei sindaci e dei consiglieri parteciperà alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea e ne verificherà l’impatto sui territori. 

Rosamaria Freda
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