01/01/2013 - 01:00

Rapporto Cia-Cnel "Criminalità e agricoltura"

La piovra della criminalità sulle campagne: un "business" da oltre 50 miliardi l'anno. Otto reati ogni ora. Più di 350 mila gli agricoltori vittime di racket,"pizzo", "strozzini", aggressioni, rapine, furti e agropirateria. Negli ultimi cinque anni 25 mila imprese agricole chiuse per usura o debiti. New entry del crimine: i "predoni del rame" saccheggiano aziende e cavi elettrici, provocando danni enormi ai produttori. Controllo tentacolare delle filiere agroalimentari.
Il presidente della Cia Giuseppe Politi presenta al Cnel il IV Rapporto predisposto in collaborazione con la Fondazione Humus. L'attenzione dell'azienda "Mafie S.p.a." verso l'agricoltura è rilevante perché il settore rappresenta un terreno fertile nel quale si possono sviluppare affari illeciti di grosse dimensioni. Il fenomeno fino a pochi anni fa si riscontrava unicamente nelle regioni del Sud, ma ora si sta espandendo a macchia d'olio in tutta Italia. Crescono l'abigeato (ogni anno spariscono più di 150 mila animali) e le truffe verso l'Ue. Macellazione clandestina e discariche abusive. Ecomafie e abusivismo entrano di prepotenza anche nel settore primario. Il "cancro" del "caporalato", del lavoro nero, dello sfruttamento della manodopera, soprattutto extracomunitaria. Più di 240 reati al giorno, praticamente otto ogni ora, oltre 350 mila agricoltori (un terzo del totale) che hanno subito e che subiscono gli effetti della criminalità organizzata che, come una piovra, allunga sempre più i suoi micidiali tentacoli sulle campagne italiane. Furti di attrezzature e mezzi agricoli, usura, racket, abigeato, estorsioni, il cosiddetto "pizzo", discariche abusive, macellazioni clandestine, danneggiamento e incendi alle colture, aggressioni, truffe nei confronti dell'Unione europea, "caporalato", abusivismo edilizio, saccheggio del patrimonio boschivo, agropirateria, controllo delle filiere agroalimentari, dalla produzione alla distribuzione. Così l'agricoltura produce "reddito" per l'azienda "Mafie S.p.a." per oltre 50 miliardi di euro all'anno, pari a poco meno di un terzo dell'economia illegale nel nostro Paese (169,4 miliardi di euro). E' quanto denuncia il IV Rapporto sulla "Criminalità in agricoltura" della Cia-Confederazione italiana agricoltori predisposto in collaborazione con la Fondazione Humus e presentato e illustrato oggi presso la sede del Cnel dal presidente confederale Giuseppe Politi.

I tentacoli stringono l'agricoltura. L'attenzione rivolta dalla criminalità verso l'agricoltura -si legge nel Rapporto Cia- è rilevante perché il settore è un terreno fertile nel quale si può sviluppare un "business" di dimensioni rilevanti. La ragione può essere facilmente ricercata nel fatto che questo particolare e delicato segmento produttivo provvede in maniera sostanzialmente diretta al fabbisogno primario di milioni di persone per garantire loro la sopravvivenza, specie in questi momenti di crisi alimentare. Da qui l'interesse ad investire, riciclare e mantenere una schiera di "sudditi" per il lavoro di manovalanza. Attraverso le campagne è, infatti, possibile esercitare il controllo del territorio per utilizzarlo non solo come base per nascondigli, ma soprattutto come punto di partenza per ulteriori sviluppi imprenditoriali. Le organizzazioni criminali (mafia, camorra, 'ndrangheta, sacra corona unita), dunque, non operano più solamente nel mercato della droga, della prostituzione e del gioco d'azzardo (che oltretutto interessano l'agricoltore come cittadino), né guardano unicamente i settori sui quali c'è ormai una consolidata letteratura: edilizia, smaltimento dei rifiuti, autotrasporto, sanità. La "piovra" ha nel mirino l'agricoltura e cerca di incrementare i propri affari illeciti esercitando il controllo in tutta la filiera alimentare, dai campi agli scaffali. Impongono i prezzi d'acquisto agli agricoltori, controllano la manovalanza degli immigrati con il caporalato, decidono i costi logistici e di transazione economica, utilizzano proprie ditte di trasporto (sulle quali viaggiano anche droga e armi), possiedono società di facchinaggio per il carico e scarico. Inoltre, negli ultimi anni le organizzazioni criminali arrivano fino alla tavola degli italiani, grazie all'ingresso diretto nella Grande distribuzione organizzata (Gdo) con supermercati ed insegne proprie. Insomma, l'intero comparto agricolo, anche a causa della grave crisi economica che sta attraversando, rischia più di altri di essere completo ostaggio delle mafie che nelle campagne nascono e nelle campagne continuano a mantenere molti interessi di mafia come le aziende agricole, che rappresentano uno dei maggiori investimenti delle organizzazioni criminali.
Tommaso Tautonico
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