22/11/2016 - 00:43

L'UE negli anni '90 preferì il diesel a elettrico e ibrido. Avvenia: "una discutibile scelta"

Alla fine degli Anni Novanta la Commissione Europea considerò il diesel il modo più economico e veloce per ridurre le emissioni di carbonio responsabili del cambiamento climatico: una scelta secondo Avvenia inopportuna.

emissioni degli autoveicoli

Mentre le case automobilistiche giapponesi e americane per ridurre le emissioni hanno puntato sulla ricerca nel settore dell'ibrido e dell'elettrico, la Commissione europea, cedendo forse alle pressioni delle case automobilistiche tedesche, ha preferito incentivare il passaggio al diesel, considerato il modo più economico e veloce per ridurre le emissioni di carbonio responsabili del cambiamento climatico.

Così in Europa, dove fino agli Anni Novanta quello dei diesel era un mercato di nicchia che rappresentava meno del 10% delle automobili in circolazione, dopo la firma del Protocollo di Kyoto del 1997 lo scenario è cambiato e oggi più della metà dei veicoli è diesel.

Avvenia (www.avvenia.com), il player italiano leader della white economy, traccia un bilancio della situazione. «Il fatto che per limitare l'inquinamento da CO2 l'Europa abbia puntato sui motori diesel ha aperto la porta a incrementi di altre tipologie di inquinanti ben più pericolosi» commentano gli esperti di Avvenia.

Secondo quanto rilevato da Avvenia su strada le auto diesel di nuova generazione producono emissioni di polveri sottili e di ossidi di azoto che superano mediamente di 5 volte il limite consentito.

Seppure producano il 15% in meno di CO2, le autovetture diesel emettono 4 volte più biossido di azoto e 22 volte più particolato rispetto ai motori a benzina.


I nuovi modelli diesel possono anche superare le prove di laboratorio previste dalle attuali norme di omologazione, ma i dati di laboratorio possono poi non corrispondere con le prestazioni reali.

«Con emissioni da ossidi di azoto che sul campo superano il limite consentito e con forti dubbi sulla reale efficacia dei filtri antiparticolato, sospettati di ridurre sì le emissioni di particolato complessivo, ma di trasformarne la struttura da PM10 a PM2, il particolato fine decisamente più pericoloso per i polmoni» conclude l'ing. Giovanni Campaniello, fondatore e amministratore unico di Avvenia.

Andrea Pietrarota
Direttore Responsabile
Articoli correlati