10/12/2015 - 16:32

COP21: tra dubbi e perplessità arriva la nuova bozza dell'accordo sul clima

Differenziazione, risorse finanziarie e obiettivi climatici da raggiungere. Sono questi i tre pilastri su cui si fonda la bozza di proposta di accordo venuta fuori dalla Conferenza internazionale sul clima, la cosiddetta COP21, attualmente in corso a Parigi.
La  firma del documento, che potrebbe arrivare anche oggi, sarebbe un obiettivo non trascurabile, visti gli insuccessi diplomatici degli ultimi anni, anche se i contenuti sembrano essere tutt'altro che memorabili. 
 
Ma vediamo nel dettaglio cosa contiene la bozza. Il primo step da raggiungere secondo i Paese riuniti a Parigi sarebbe la "differenziazione", ovvero la ridefinizione dei confini fra Paesi sviluppati e quelli n via di sviluppo, visto che alla seconda categoria appartengono attualmente nazioni come la Cina (oggi il maggiore emettitore di anidride carbonica al mondo) e l'Arabia Saudita (che è ai vertici della classifica per reddito procapite). Transitare da una categoria all'altra, comporta l'obbligo di ridurre le emissioni e di finanziare i più poveri.
 
La seconda questione aperta riguarda invece le risorse finanziarie: secondo il documento un flusso annuale di 100 miliardi di dollari dovrebbe transitare dal mondo ricco a quello povero, con la possibilità di aumentarlo ma non di diminuirlo. Infine, resta aperta la questione cruciale degli obiettivi climatici da raggiungere. Fra le varie opzioni, non si esclude ancora di contenere l'aumento della temperatura entro gli 1,5 gradi centigradi, nonostante gli scienziati abbiano messo in chiaro che questo richiederebbe misure drastiche, come raggiungere le emissioni-zero nel giro di 20 anni.
 
L'accordo di Parigi, una volta firmato, entrerà in vigore nel 2021 ma, cosa non da sottovalutare, preveda una revisione degli impegni nazionali dal 2023 o dal 2024 in poi, invece che fra quattro anni come era nelle intenzioni iniziali.
 
"La proposta è un passo in avanti: ora finalmente abbiamo un testo su cui discutere. Ci sono temi aperti, ma mi sembra che ci sia una forte volontà da parte di tutti i Paesi di arrivare all'accordo che tutto il mondo si aspetta" ha detto il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti sottolineando però la necessità che alla base dell'accordo ci sia un forte responsabilità politica dei governi. 
 
Quanto alle risorse il ministro Galletti, intervistato dal Quotidiano Avvenire, ha sottolineato come il primo problema da risolvere sia "chi deve mobilitare le risorse. È chiaro che ci sono Paesi debitori verso altri perché di più hanno inquinato nel corso dei secoli e sono i Paesi industrializzati. Poi ci sono quelli in via di sviluppo. È giusto in questo momento che i primi mobilitino forti risorse, si tratta di 100 miliardi di dollari entro il 2020, per aiutare gli altri a portare a termine quegli impegni che hanno preso coi propri contributi nazionali. Ma non è solo un problema di risorse. Visto che questo é un accordo che dura fino al 2100, ci sono Paesi che in questi 85 anni cresceranno e potranno entrare così nella lista dei Paesi donatori"
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Ma il testo dell'accordo non soddisfa alcune associazioni ambientaliste. A preoccupare per esempio Mariagrazia Midulla, responsabile Clima&Energia del WWF Italia, sono proprio i dettagli , "soprattutto negli scambi tra un'opzione e l'altra, tra una parentesi e l'altra". Secondo Midulla sarà necessario ribadire la necessità che entro il 2020 si faccia una revisione degli impegni assunti in modo volontario dai Paesi, con un adeguamento alla necessitá di stare sotto 1,5 - 2 gradi centigradi. "Più si allungano i tempi dell'adeguamento degli impegni e più incombe il pericolo di un riscaldamento globale dai danni incalcolabili. Secondo il WWF è bene mettere nel testo come orizzonte il limite piú sicuro, quello di 1,5 gradi centigradi, ma poi vanno dettate le tappe necessarie per perseguirlo. Senza revisione, si rischia dii superare i 3 gradi di aumento medio della temperatura globale . Gli ingredienti per un buon risultato della COP21 di Parigi ci sono ancora tutti ma occorrerà lavorare giorno e notte per scongiurare il rischio di un accordo di facciata" ha detto Midulla. 
 
Al contrario, secondo Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, la bozza di accordo avrebbe centraro due obiettivi importanti: l'inserimento di una clausola (a pagina 2, articolo 1, definizioni) che permette all'accordo di essere automaticamente incluso all'interno della convenzione per la difesa del clima che gli Stati Uniti hanno già firmato e il fatto che i Paesi industrializzati abbiano accettato di far partire la trattativa sui finanziamenti per il trasferimento delle tecnologie pulite dalla base di 100 miliardi di dollari annuali al 2020, che è il punto di arrivo della fase negoziale iniziata alla conferenza sul cima di Copenaghen del 2009.
 
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Rosamaria Freda
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