01/02/2024 - 18:39

Acque reflue urbane: accordo tra Consiglio e Parlamento europeo su nuove norme per un trattamento e un monitoraggio più efficienti

I negoziatori del Consiglio e del Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio su una proposta di revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. La direttiva riveduta è uno degli obiettivi chiave del piano d'azione dell'UE "inquinamento zero".

acque reflue

Sebbene l'attuale direttiva si sia dimostrata estremamente efficace nel ridurre l'inquinamento idrico e migliorare il trattamento degli scarichi di acque reflue negli ultimi trent'anni, questa revisione mira ad aggiornarla ampliandone l'ambito di applicazione e allineandola agli obiettivi del Green Deal europeo. Riconoscendo il potenziale del settore del trattamento delle acque reflue di contribuire in modo significativo alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dell'UE, le nuove norme introducono un termine per conseguire la neutralità energetica nel settore, nonché un regime di responsabilità estesa del produttore per garantire un contributo equo dei settori più inquinanti al trattamento delle acque reflue per i microinquinanti. L'accordo è provvisorio in attesa dell'adozione formale da parte di entrambe le istituzioni.

Ambito di applicazione della direttiva
Per affrontare il problema dell'inquinamento proveniente dai piccoli agglomerati, i colegislatori hanno ampliato l'ambito di applicazione della direttiva a tutti gli agglomerati con 1.000 abitanti equivalenti (a.e.) o più, rispetto ai 2.000 a.e. dell'attuale direttiva. Ai fini della direttiva, il numero di abitanti equivalenti è un parametro utilizzato per definire le quantità di acque reflue in termini di carico inquinante potenziale delle acque causato da una persona in un giorno, mentre per "abitante equivalente" si intende il carico organico biodegradabile giornaliero avente una richiesta biochimica di ossigeno a 5 giorni di 60 g di ossigeno al giorno.

Reti fognarie e piani di gestione delle acque reflue
I colegislatori hanno convenuto che l'obbligo di realizzare reti fognarie per le acque reflue urbane dovrebbe essere esteso a tutti gli agglomerati con 1.000 a.e. o più. Hanno inoltre posticipato il termine per conformarsi a tale obbligo dal 2030 al 2035 al fine di concedere tempo sufficiente per adeguarsi ai nuovi requisiti. Hanno introdotto una serie di deroghe, anche per gli agglomerati più piccoli che scaricano nelle zone costiere, per gli scarichi in aree meno sensibili e per gli Stati membri che hanno aderito all'UE più di recente, come la Romania, la Bulgaria e la Croazia.

Se la realizzazione di una rete fognaria non è giustificata, fattibile o efficace sotto il profilo dei costi, gli Stati membri possono utilizzare sistemi individuali per raccogliere e trattare le acque reflue urbane.

Il testo fissa i termini entro cui gli Stati membri devono elaborare un piano integrato di gestione delle acque reflue urbane che comprenda gli agglomerati con oltre 100.000 a.e. entro il 2033 e gli agglomerati a rischio con un numero di a.e. compreso tra 10.000 e 100.000 entro il 2039. Tali piani integrati di gestione saranno riesaminati almeno ogni sei anni, in linea con la direttiva quadro sulle acque.

Trattamento delle acque reflue
Il Consiglio e il Parlamento hanno esteso l'obbligo di sottoporre le acque reflue urbane a un trattamento secondario (ossia la rimozione della materia organica biodegradabile) prima dello scarico nell'ambiente a tutti gli agglomerati con 1.000 a.e. o più entro il 2035. Si applicano deroghe agli agglomerati più piccoli e agli Stati membri che hanno aderito all'UE di recente e che pertanto hanno già dovuto effettuare più recentemente investimenti significativi per attuare l'attuale direttiva (ossia Romania, Bulgaria e Croazia).

I colegislatori hanno inoltre allineato le soglie e i termini per il trattamento terziario (ossia l'eliminazione dell'azoto e del fosforo) e il trattamento quaternario (ossia l'eliminazione di un ampio spettro di microinquinanti). Entro il 2039 e il 2045, rispettivamente, gli Stati membri dovranno garantire l'applicazione del trattamento terziario e quaternario negli impianti di maggiori dimensioni che trattano un carico di 150.000 a.e. o più, con traguardi intermedi nel 2033 e nel 2036 per il trattamento terziario e nel 2033 e 2039 per il trattamento quaternario. I colegislatori hanno convenuto di estendere gli obblighi di trattamento terziario e quaternario entro il 2045 per gli agglomerati più piccoli con 10.000 a.e. o più che scaricano in zone che soddisfano determinati criteri basati sul rischio. Hanno introdotto una deroga all'obbligo relativo al trattamento terziario nei casi in cui le acque reflue urbane trattate sono riutilizzate per l'irrigazione agricola, a condizione che non vi siano rischi ambientali e sanitari.

Responsabilità estesa del produttore
Per coprire i costi aggiuntivi derivanti dal trattamento quaternario e in linea con il principio "chi inquina paga", i produttori di prodotti farmaceutici e cosmetici che provocano l'inquinamento delle acque reflue urbane con microinquinanti dovrebbero contribuire almeno all'80% dei costi di tale trattamento supplementare mediante un regime di responsabilità estesa del produttore.

I colegislatori hanno convenuto di lasciare agli Stati membri un margine di flessibilità sulle modalità di ripartizione dei costi rimanenti. I costi per la raccolta e la verifica dei dati sui prodotti immessi sul mercato dovranno essere sostenuti anche dai produttori. I colegislatori hanno incaricato la Commissione di valutare il potenziale impatto di tale disposizione sull'accessibilità, anche economica, dei medicinali.

Neutralità energetica ed energie rinnovabili
I colegislatori hanno convenuto che il settore del trattamento delle acque reflue urbane potrebbe svolgere un ruolo significativo nel ridurre notevolmente le emissioni di gas a effetto serra e nell'aiutare l'UE a conseguire il suo obiettivo di neutralità climatica. Hanno introdotto un obiettivo di neutralità energetica, il che significa che, entro il 2045, gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane dovranno produrre energia da fonti rinnovabili, in base ad audit energetici periodici, con traguardi intermedi progressivi. Tale energia può essere prodotta in loco o altrove e fino al 35% dell'energia da fonti non fossili può essere acquistato da fonti esterne, percentuale che si applica solo all'obiettivo finale.

Prossime tappe
L'accordo provvisorio sarà ora sottoposto per approvazione ai rappresentanti degli Stati membri in seno al Consiglio (Coreper) e alla commissione per l'ambiente del Parlamento. Se approvato, il testo dovrà poi essere formalmente adottato dalle due istituzioni, previa messa a punto da parte dei giuristi-linguisti, prima che la direttiva possa essere pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell'UE ed entrare in vigore.

Tommaso Tautonico
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