09/06/2025 - 12:40

Economia circolare nel fotovoltaico: cosa succede ai pannelli a fine vita?

Si parla spesso di energia solare come di una delle fonti più pulite e sostenibili a disposizione, ma troppo poco si affronta il tema di cosa accade ai pannelli fotovoltaici a fine vita. Durata, tecnologie, materiali e recupero: l’altra faccia della transizione energetica secondo l’esperto.

 

pannelli fine vita

Cosa accade ai pannelli fotovoltaici a fine vita? Troppo poco si affronta questa tema, eppure, in un’ottica di economia circolare, questa è una delle domande più rilevanti per comprendere l’impatto reale – nel lungo periodo – della transizione energetica in atto. "La risposta, come spesso accade, inizia da monte, ovvero dalla qualità dei materiali utilizzati, dalla tecnologia dei moduli e dalle condizioni di installazione" dichiara Daniele Iudicone, esperto di energie rinnovabili e CEO di IMC Holding. 

La vera durata dei pannelli: tra realtà e promesse
Come sostiene Iudicone, nel mercato fotovoltaico non tutti i pannelli sono uguali: si va da prodotti di fascia economica, con una vita utile che può fermarsi a 10-15 anni, fino a moduli di alta qualità in grado di operare per oltre 35 o 40 anni. La differenza? Materiali, progettazione e controlli. Oggi esistono installazioni eseguite più di 30 anni fa che continuano a produrre energia con ottime performance. Alcuni moduli installati oltre 14 anni fa mostrano ancora un’efficienza vicinissima a quella originaria, con un degrado annuo minimo, spesso inferiore all’1%. A confermarlo sono anche le garanzie offerte dai produttori, che per i moduli premium raggiungono 25-30 anni di resa produttiva certificata, con performance garantite fino all’80% della capacità originale.

Fattori che influenzano la durata di un impianto
I principali elementi che determinano la longevità e le prestazioni nel tempo di un pannello fotovoltaico sono il tipo di silicio: il passaggio dai moduli in silicio policristallino (più economici ma meno performanti) a quelli in silicio monocristallino ha segnato un salto qualitativo importante. Il monocristallino offre maggiore omogeneità, miglior resa e durata più lunga. Il taglio delle celle: oggi si impiegano sempre più spesso le mezze celle (half-cell), che permettono una distribuzione elettrica più efficiente, riducendo le perdite e l’usura dei circuiti interni. La tecnologia della cella: si è passati dalla generazione PERC alle celle N-Type e TopCon, più avanzate, performanti e resistenti alle alte temperature e al degrado del tempo. Il numero di busbar: questi microscopici conduttori – vere e proprie “autostrade” elettroniche – permettono agli elettroni generati dalla luce solare di arrivare all’inverter. Maggiore è il numero di busbar (oggi si arriva fino a 24), migliore è la distribuzione dell’energia e minore è il rischio di degrado e surriscaldamento. La qualità dell’installazione: anche un buon pannello può rendere poco o deteriorarsi rapidamente se montato con materiali scadenti o senza la dovuta attenzione.
Manutenzione e controllo: impianti sempre più smart

"Un altro fattore chiave per garantire la lunga vita di un impianto è la manutenzione, soprattutto nei grandi parchi fotovoltaici. Tuttavia, per gli impianti residenziali e di piccola-media scala, il tema è oggi meno critico: grazie ai sistemi digitali connessi in rete, è possibile monitorare in tempo reale la produzione e identificare eventuali anomalie o cali di rendimento. Questo consente interventi tempestivi, evitando sprechi e allungando la vita utile dei componenti" continua Daniele Iudicone.

Cosa succede a fine vita? Verso una filiera del recupero
La sostenibilità del fotovoltaico non si esaurisce durante il ciclo di produzione energetica. La vera sfida dell’economia circolare si gioca alla fine del ciclo di vita dei pannelli. Ed è qui che la qualità iniziale dei materiali torna ad avere un peso determinante. I pannelli fotovoltaici sono composti principalmente da vetro, alluminio, silicio, plastica e rame, materiali in larga parte riciclabili. Oggi, gli impianti di trattamento possono arrivare a recuperare oltre il 90% del peso complessivo di un modulo. Tuttavia, questo processo è più semplice ed efficiente quando i pannelli sono stati costruiti con standard elevati e tecnologie compatibili con lo smontaggio e la selezione delle componenti. La normativa europea ha già avviato la regolamentazione sul tema, ma servono filiera industriale, innovazione tecnologica e cultura del riuso per trasformare i pannelli a fine vita in una risorsa, anziché in un rifiuto da gestire.

Investire bene per durare a lungo
"Scegliere pannelli fotovoltaici di qualità è una scelta ambientale e non solo economica. L’investimento iniziale può sembrare più elevato, ma si traduce in minori costi di manutenzione, una durata più che doppia rispetto ai prodotti low-cost, e un impatto ambientale significativamente ridotto grazie alla maggiore riciclabilità. Un pannello ben costruito, ben installato e ben monitorato produce di più, più a lungo, e inquina meno anche dopo il suo ciclo di vita attivo. Questo è il paradigma dell’economia circolare nel fotovoltaico. Ed è una strada concreta – e già percorribile – verso un’energia davvero sostenibile" conclude Iudicone.

Tommaso Tautonico
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