11/10/2016 - 16:00

Allarme clima: entro il 2030 si rischia l'estrema povertà

E' allarme! Secondo la Banca mondiale entro il 2030 più di 100 milioni di persone saranno ridotte in condizioni di estrema povertà a causa dei cambiamenti climatici.
Il presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim denuncia la gravità della situazione mondiale, ribadendo che è impossibile mantenere l'aumento delle temperature al di sotto della soglia dei 2°C, poichè le nuove centrali a carbone impediranno la riduzione drastica di CO2. Alla vigilia del summit globale sul clima previsto a partire dal 7 novembre a Marrakesh scatta l'allarme sulle critiche conseguenze dei cambiamenti climatici.

"Molti Paesi vogliono andare nella giusta direzione. Possiamo e dobbiamo aiutarli a trovare soluzioni per le rinnovabili e l'efficienza energetica così che possano arrivare al phase out del carbone", ha ribadito il presidente Kim durante un incontro a Washington, sottolineando la restistenza di alcuni paesi, sopratutto asiatici a non voler abbandonare le fonti fossili.
La situazione più critica rimane la Cina la quale ha in programma di costruire nuove centrali a carbone, operazioni che vanno controcorrente rispetto alle attività di controllo che la stessa nazione sta effettuando nelle miniere con revoca di certificati e multe salatissime ad aziende per per aver violato le norme ambientali sforando il tetto di emissioni. Intolre la stessa Cina ha raggiunto alti standard nel settore dell' eolico anche se con risultati reali molto discutibili.

Ma la denuncia della Banca Mondiale riguarda non solo il carbone ma anche gli HFC, idrofluorocarburi usati per la refrigerazioni che hanno un potere climalterante 10 mila volte superiore alla CO2. Il presidente Kim auspica che si raggiunga un accordo per bandire gli HFC. Secondo il presidente Kim "Senza uno sviluppo guidato dalle esigenze del clima, i cambiamenti climatici ridurranno più di 100 milioni di persone in estrema povertà entro il 2030". E' necessario puntare soprattutto sugli investimenti nelle infrastrutture in paesi in via di sviluppo e sui finanziamenti climatici, che sarebbero previsti dall'Accordo di Parigi ma che fino a questo momento non si è visto traccia nemmeno nelle aree dove l'emergenza è maggiore.
Marilisa Romagno
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