19/09/2015 - 08:48

Def 2015, ok dal Cdm: al via dal 2016 riduzione del debito pubblico

Accelerare la crescita economica, favorire la creazione di posti di lavoro, promuovere gli investimenti, ridurre il carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese, secondo un piano pluriennale avviato nel 2014, che proseguirà fino al 2018.
Si fondano su questi principi i nuovi obiettivi di finanza contenuti nella nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Def) 2015, approvata dal Consiglio dei ministri e trasmessa al Parlamento.

La nota di aggiornamento al Def modifica il quadro di finanza pubblica rispetto a quello del documento programmatico presentato ad aprile scorso, e costituisce un passaggio propedeutico alla definizione della legge di Stabilità e quindi del Draft Budgetary Plan da presentare alle istituzioni europee entro il prossimo 15 ottobre, spiega palazzo Chigi.

Data la necessità di assicurare contestualmente il controllo della finanza pubblica e quindi la diminuzione dell'indebitamento delle pubbliche amministrazioni (pari al 3,0% del PIL nel 2014, stimato in calo al 2,6% nel 2015 e al 2,2% nel 2016), le misure di stimolo all'economia saranno in parte finanziate da risparmi di spesa attraverso una operazione selettiva che dovrà essere finalizzata ad una più efficace allocazione delle risorse nel settore pubblico. Vengono riviste al rialzo, per la prima volta dal 2010, le stime di crescita del prodotto interno lordo: in aumento dello 0,9% nel 2015 e dell'1,6% nel 2016 (rispettivamente contro lo 0,7% e 1,4% stimato ad aprile).

Per il 2016 è confermato l'inizio della traiettoria di riduzione del rapporto debito pubblico/PIL, per la prima volta dopo 8 anni di crescita. Rispetto al quadro tendenziale (che si definisce a legislazione vigente) il rapporto deficit/PIL programmatico mostra una traiettoria in discesa più graduale perché il governo intende rafforzare la crescita al fine di accelerare l'aumento dell'occupazione e per evitare che l'indebolimento dell'economia internazionale abbia conseguenze sul nostro Paese.

La maggiore gradualità del consolidamento di bilancio è consentita dai trattati europei, come specificato dalla Commissione europea con la propria comunicazione sulla flessibilità del 13 gennaio scorso. Il governo utilizzerà al meglio sia la clausola per le riforme sia la clausola per gli investimenti.

"L'indebitamento si collocherà quest'anno al 2,6% e continuerà a scendere negli anni successivi" ha detto il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, durante il Question time alla Camera aggiungendo che il govrno "ha già richiesto e ottenuto da parte della Commissione europea una validazione riguardo alla cosiddetta "clausola di riforme strutturali" equivalente a uno 0,4%, che è al di sotto della totale ammissibilità prevista da questa clausola, e non ha ancora utilizzato i margini previsti dalla cosiddetta "clausola degli investimenti".

"Il governo sta valutando il modo più efficace per ottenere ulteriori margini di flessibilità previsti dalle regole europee sia in termini di sforzo di riforme strutturali, che viene ampiamente riconosciuto, sia in termini di contributi agli investimenti tutto questo servirà a costruire una legge di stabilità, che sarà presentata al Parlamento il 15 ottobre, che faciliterà l'ulteriore e definitiva uscita da una fase prolungata di recessione e, quindi, non semplicemente un'uscita ciclica ma un'uscita strutturale che richiede appropriati sforzi" ha concluiso Padoan.
Rosamaria Freda
autore