04/02/2015 - 18:30

Green Economy 2014: Trentino al top, Lazio e Sicilia fanalini di coda

Fondazione Impresa ha stilato la classifica della Green Economy per il 2014 dedicata alle regioni d'Italia. Una classifica da cui si evince che l'economia verde è patrimonio di tutti, senza distinzione da nord a sud. Nelle prime 10 posizioni infatti ci sono 4 regioni del nord, 3 regioni del centro e 3 del sud. La palma di miglior regione green spetta al Trentino mentre in coda alla classifica troviamo Lazio e Sicilia.
Analizzando il podio della classifica troviamo rispettivamente il Trentino Alto Adige, le Marche e la Valle d'Aosta. Dominatore assoluto e incontrastato è il Trentino che primeggia in 8 indicatori su 21 e solo in 4 casi scende al di sotto di metà classifica. Le detrazioni fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica (51,5 ogni 1.000 abitanti, più del doppio della media italiana che si "ferma" a 24,1) e la qualità ambientale dei prodotti (56,1 licenze ecolabel ogni 100 mila imprese vs il 6,0 del caso Italia) gli consegnano la palma di migliore regione green d'Italia. Al secondo posto invece troviamo una regione del centro Italia: le Marche, che raggiunge il piazzamento d'onore grazie sopratutto alla qualità ambientale dei prodotti (4° per licenze ecolabel), per gli agriturismi (5° in classifica) e per le percentuali di raccolta differenziata (nel 2013 ha superato il 55% di media).

Per il terzo posto ritorniamo nel nord Italia ed in particolare in Valle d'Aosta, dominatrice assoluto in ben 4 indicatori: energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, carbon intensity, qualità ambientale delle organizzazioni/imprese e più bassa percentuale di famiglie che dichiarano sporcizia nelle strade. Di contro ci sono 3 indicatori in cui è la regione fanalino di coda: numero di alloggi agri-turistici, licenze ecolabel e consumi elettrici coperti da fonti rinnovabili al netto dell'idrico.

Non mancano le sorprese nella classifica della Green Economy. Le regioni che si sono distinte sono l'Abruzzo (classificata al 4°), la Basilicata (classificata al 6° posto) e la Calabria 8° posto. Quest'ultima, finalmente non è più il fanalino di coda ma in ben 5 indicatori la regione si piazza sul podio; ad esempio è la prima regione per operatori nel biologico (361,9 ogni 100 mila abitanti vs 86,2 dell'Italia). Un buon segnale di crescita che deve servire da stimolo per migliorare ancora ed ambire a posizioni più importanti. Da rivedere sopratutto la raccolta differenziata (19° posto in classifica), la percentuale di rifiuti in discarica e la sporcizia nelle strade (18° posto). Si classifica al 4° posto l'Abruzzo che non primeggia in nessun indicatore ma è sempre posizionato nella parte alta di ciascuna classifica. In particolare spiccano il 2° posto per la dotazione di parcheggi e tre quarti posti: carbon intensity, alloggi agri-turistici e quota di rifiuti smaltiti in discarica. La Basilicata, altra sorpresa dell'edizione 2014, grazie alla presenza nei primi tre posti in ben 6 indicatori si posiziona al 6° posto della classifica che ben fa sperare per le prossime edizioni.

Continuando ad analizzare la classifica si nota come alcuni grandi regioni fanno fatica a mantenere il l'aspetto green. In particolare Veneto, Emilia Romagna e Piemonte possono considerarsi regioni verdi grazie a risultati complessivi migliori rispetto alle altre regioni. Discorso diverso per la Lombardia, che scivola al 15° posto e che fatica in molti indicatori; la "salva" il primato per quantità di rifiuti smaltiti in discarica e la densità di piste ciclabili. Appena sopra la zona dedicata alle maglie nere troviamo due regioni del sud: Puglia e Campania. Entrambe stazionano stabilmente nelle parti basse degli indicatori con qualche rara eccezione; la Puglia ad esempio può contare su tre secondi posti: potenza solare-fotovoltaica installata, qualità ambientale dei prodotti e risparmio energetico certificato con i certificati bianchi. La Campania invece "beneficia" solo di un 1° posto per merci in ingresso/uscita su strada.

Lazio e Sicilia "maglie nere" della classifica. Purtroppo per queste due regioni c'è molto su cui lavorare per trasformarle da nere a "green". La regione Lazio compare nella parte bassa della classifica in 15 indicatori su 21, è terzultima per punti di vendita bio e per dotazione di parcheggi, penultima per energia elettrica da fonti rinnovabili ed ultima per maggior numero di famiglie che dichiarano la presenza di sporcizia nelle strade. Non va meglio alla Sicilia, fanalino di coda in 3 indicatori: risparmio energetico certificato, qualità ambientale delle organizzazioni e raccolta differenziata; a queste performance vanno aggiunti 4 penultimi posti (punti di vendita bio, densità di piste ciclabili, dotazione di parcheggi e rifiuti smaltiti in discarica) e 3 terzultimi posti (energia elettrica da fonti rinnovabili, carbon intensity e detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici).
Tommaso Tautonico
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