29/10/2014 - 14:30

Ecosistema Urbano: la vivibilità ambientale dei capoluoghi toscani

La classifica della qualità e vivibilità ambientale dei capoluoghi toscani: ok per trasporto pubblico locale, isole pedonali, verde urbano e consumi idrici, allarme rosso per la produzione dei rifiuti urbani, consumi elettrici e perdite di rete, auto e motocicli circolanti ed incidentalità stradale.
Tutte le città toscane a metà classifica
Tra le città piccole Siena prima a livello nazionale per trasporto pubblico locale Livorno prima in Toscana seguita da Pisa, Siena e Firenze. Passano gli anni e poco cambia. Come nel resto d'Italia anche nelle città toscane continua a tirare la stessa aria; davvero poche nel complesso, le novità. A parte qualche primato nazionale, come nel caso di Siena (per le piccole città) che eccelle nel trasporto pubblico locale le città toscane sono, infatti, quasi tutte posizionate a metà, nella classifica nazionale. Nel complesso abbiamo una buona presenza di aree verdi e isole pedonali, un trasporto pubblico eccellente nella domanda e nell'offerta, bassi consumi di acqua, ed una sufficiente qualità dell'aria, buone anche le posizioni per il verde urbano, ma ci sono ancora molti lati da migliorare quali l'allarme rosso per la produzione dei rifiuti, le dispersioni della rete idrica, i consumi energetici, l'elevato numero di motoveicoli circolanti e il tasso di incidentalità stradale. Livorno (32° nazionale) è prima a livello regionale, seguita da Pisa (43°), Siena (57°) e Firenze (60°). Questo il quadro che emerge dalla ventunesima edizione di Ecosistema Urbano, il rapporto di Legambiente sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani, realizzato in collaborazione con l'Istituto di Ricerche Ambiente Italia e Sole 24 Ore. "Un quadro complessivamente mediocre, che spinge l'intero sistema toscano a fare meglio - dichiara Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana - soprattutto nei flussi di materia e di energia, ove siamo ancora troppo spreconi e poco inclini al riciclo, nonostante l'esperienza virtuosa di Revet e gli incentivi al GPP della Giunta Regionale".
Dopo 20 edizioni, Ecosistema Urbano cambia pelle. Più che concentrarsi sulla qualità ambientale dei capoluoghi di provincia, il focus punta l'attenzione su quegli indicatori che meglio di altri descrivono la qualità delle politiche ambientali delle città, andando a osservare in modo più approfondito quello che l'amministrazione locale fa (o non fa) per migliorare la mobilità, la gestione dei rifiuti e delle acque e - in generale - la qualità del proprio territorio. Quest'anno, sono 18 gli indicatori selezionati per confrontare tra loro i 104 capoluoghi di provincia italiani. Tre indici sulla qualità dell'aria (concentrazioni di polveri sottili, biossido di azoto e ozono), tre sulla gestione delle acque (consumi, dispersione della rete e depurazione), due sui rifiuti (produzione e raccolta differenziata), due sul trasporto pubblico (il primo sull'offerta, il secondo sull'uso che ne fa la popolazione), cinque sulla mobilità (tasso di motorizzazione auto e moto, modale share, indice di ciclabilità e isole pedonali), uno sull'incidentalità stradale, due sull'energia (consumi e diffusione rinnovabili). Quattro indicatori su diciotto selezionati per la classifica finale (tasso di motorizzazione auto, tasso di motorizzazione moto, incidenti stradali e consumi energetici domestici) utilizzano dati pubblicati da Istat.

Qualche osservazione: Nel nostro paese, prevale un format decisionale che guarda alla città da prospettive parziali, ciascuna delle quali persegue logiche di settore spesso contraddittorie e in reciproca elisione che favoriscono un'incoerente destinazione delle risorse e una perniciosa disorganicità nelle azioni. Ma diversamente vanno le cose in numerose città europee. Barcellona, Bilbao, Londra, Malmö, Copenaghen, Vienna e Amburgo, per citarne solo alcune, mostrano ognuna a modo suo una capacità di ripensarsi: la rigenerazione passa o almeno tenta di passare attraverso piccoli e grandi interventi di trasformazione tesa a cancellare gli errori del passato e accrescere la qualità dei servizi e la vivibilità. E il confronto con i nostri vicini europei è fondamentale per leggere correttamente le classifiche di Ecosistema Urbano, che quest'anno si concentra sulla qualità delle politiche ambientali dei nostri capoluoghi di provincia, per osservare in modo più approfondito quello che l'amministrazione locale fa, o non fa, per migliorare la mobilità, la gestione dei rifiuti e delle acque e, in generale, la qualità del proprio territorio. L'insieme dei dati ci dice, ancora una volta, che le città italiane vanno a tre velocità: sono lente, lentissime e statiche.
Marilisa Romagno
autore