01/01/2013 - 01:00

Sviluppo sostenibile: intervista al Nobel per l'Economia Gary Becker

Le variabili per garantire uno sviluppo sostenibile sono quattro: mercati, istruzione, commercio e tecnologia. E queste sono anche le priorità per i paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli che devono fronteggiare il problema della sicurezza alimentare. Da ciò deriva l'importanza del settore privato come forza di traino, anche nei confronti della NGO e delle istituzioni.
Gary Becker è un economista americano, conosciuto soprattutto per i suoi studi condotti all'Università di Chicago, grazie ai quali ha vinto nel 1992 il premio nobel per l'economia. Il suo merito è stato quello di aver esteso la ricerca economica a un più ampio ambito disciplinare, includendo la sociologia, la demografia e la criminologia.
Intervista (Guarda l'intervista)
CAP: Siamo con Gary Becker, docente presso la Chicago University. Grazie, Professor Becker, per aver accettato di intervenire alla conversazione promossa dal Barilla Center for Food and Nutrition. Ci diceva che lo sviluppo passa attraverso 4 fattori principali: mercati, istruzione, commercio e tecnologia. Crede che le priorità restino le stesse se si parla di cibo e nutrizione?
GB: Sì, e credo sia ancora più importante nel caso dei Paesi poveri, perché i Paesi poveri potranno svilupparsi solamente avanzando tecnologicamente nell'agricoltura e altri settori. Devono commerciare perché le loro economie non sono abbastanza forti da partecipare. L'istruzione sta diventando sempre più importante in questi Paesi, così come i mercati. In Africa hanno capito che non è possibile progredire senza mercati e stanno di modificare questa situazione. Direi di sì, sono anche più importanti in questi Paesi.
CAP: In poche parole, quali attori, secondo lei, avranno ruoli di spicco per il futuro dello sviluppo sostenibile? ONG, governi nazionali, aziende, mezzi di comunicazione, piccoli agricoltori?
GB: Il settore privato. Credo che le fondamenta dello sviluppo economico debbano essere cercate nel settore privato. Le ONG possono aiutare, ma non possono sostituirvisi. Cosa fa il settore privato? Comporta concorrenza e incentivi, dà ad alcuni imprenditori la possibilità di introdurre innovazioni adeguate, ad altri gli incentivi per trovare mercati esteri nei quali vendere prodotti, trovare prodotti da acquistare... non conosco un solo Paese al mondo che si sia mai sviluppato senza appoggiarsi al settore privato. Non esistono eccezioni, neanche la Russia, il Comunismo è fallito miseramente. In Cina la riforma è iniziata solo quando il Paese si è indirizzato verso i mercati e l'agricoltura. Questo ha consentito alle famiglie di coltivare terreni di proprietà e vendere al prezzo migliore possibile e, per questo, affidarsi al settore privato è ancora più importante per i Paesi poveri. Naturalmente i governi sono necessari, le ONG sono necessarie, ma il settore privato è l'attore in assoluto più importante.
CAP: In qualità di economista, cosa crede che dovremmo aspettarci nei prossimi anni? È ottimista?
GB: Credo che i fattori che ho già citato rappresentino la grande speranza dei Paesi poveri. Sono ottimista. Perché credo che nei Paesi in via di sviluppo si possa vedere una tendenza in queste direzioni, verso il riconoscimento dell'importanza del commercio internazionale, verso una presa di coscienza dell'importanza della tecnologia, come ad esempio nella resa del terreno: migliorare la produttività del terreno è l'unico modo di accrescerne la resa. Migliorare la produttività in modo da ottenere un raccolto migliore in rapporto alla forza lavoro utilizzata. Non si tratta di forza lavoro, ma di produttività. Credo e sono sicuro che diversi Paesi come l'India, la Cina e, ultimamente, il Brasile ne abbiano preso ampiamente coscienza. Quindi sì, sono ottimista. Sono sicuro che assisteremo a uno sviluppo importante: forse non l'anno prossimo, ma sicuramente sul lungo corso. Ok? OK, bene.
(fonte: www.barillacfn.com)
Riccardo Bandello
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