20/02/2018 - 12:27

Spreco alimentare: Abruzzo, al via la campagna Eat Me Home. Non lasciarmi nel piatto

Con la consegna delle doggy bag ai ristoratori abruzzesi, parte l’iniziativa del Dipartimento per la Salute e il Welfare che punta a far riscoprire ai cittadini il valore degli avanzi e a ridurre lo spreco alimentare.

spreco alimentare

Si è tenuto ieri a Pescara, nella Sala Favetta del Museo delle Genti d’Abruzzo di Via delle Caserme 24, l’evento di lancio della campagna di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare “EAT ME HOME. Non lasciarmi nel piatto.” Promossa dalla Regione Abruzzo - Dipartimento per la Salute e il Welfare, con il patrocinio di Slow Food Abruzzo e Molise, la campagna vuole favorire un cambiamento nelle nostre abitudini rispetto al consumo di cibo. In particolare, l’intento è coinvolgere tutte le strutture ristorative abruzzesi affinché promuovano l’uso di doggy bag brandizzate nei propri locali per fare in modo che i cittadini superino l’imbarazzo di riportare a casa quello che non consumano al ristorante.

L’iniziativa, che ha visto la partecipazione di Marinella Sclocco, Assessore regionale alle Politiche Sociali; Flora Antonelli, Dirigente del Servizio per il Benessere Sociale del Dipartimento per la Salute e il Welfare della Regione Abruzzo; Raffaele Cavallo, Segretario regionale di Slow Food Abruzzo-Molise e di Marcello Spadone, Chef patron del Ristorante “La Bandiera” e presidente di “Qualità Abruzzo” è stata animata anche dal cooking show di Maurizio Della Valle, chef dell’Osteria “La Corte” di Spoltore, che ha dato dimostrazione di quanto sia gustoso e creativo preparare ricette riusando gli “avanzi”.

Oltre ai cittadini, alle associazioni e agli ospiti istituzionali, numerosi gli operatori della ristorazione abruzzese che hanno aderito all’iniziativa e che, partecipando all’evento, hanno ricevuto delle doggy bag in due diversi formati in cartone alimentare da usare nelle proprie strutture, una vetrofania per segnalare l’adesione alla campagna, pieghevoli informativi da mettere a disposizione della clientela per spiegare l’iniziativa e tovagliette alimentari sotto piatto da distribuire come gadget ai propri clienti. In totale sono state prodotte 15.000 scatole alimentari (10.000 di un formato e 5.000 dell’altro), 1.000 vetrofanie, 5.000 brochure informative e 5.000 tovagliette americane.

«In un momento storico di forti disparità sociali ed economiche – ha sottolineato Marinella Sclocco, Assessore regionale alle Politiche Sociali – la lotta allo spreco alimentare gioca un ruolo decisivo nel ridurre l’impatto ambientale della produzione di alimenti e nell’assicurare un’adeguata disponibilità di cibo per le generazioni attuali e future. Solo in Italia – ha proseguito la Sclocco – sono  5,6 milioni le tonnellate di alimenti in eccedenza, che in larga parte vengono buttati. Una quantità di cibo che basterebbe a sfamare 44 milioni di persone. Nel mondo, e parlo di dati FAO, un terzo della produzione di alimenti destinati al consumo umano viene sprecata: 1000, i miliardi di euro persi a causa dello spreco alimentare; 1,3 i miliardi di tonnellate di cibo ancora buono che buttiamo ogni anno, 900 milioni le persone che non riescono a sfamarsi. In Abruzzo – ha continuato l’assessore regionale alle Politiche Sociali – siamo stati lungimiranti anticipando, nel 2016, la legge nazionale con una regionale, ma non è ancora abbastanza. Oggi – ha concluso la Sclocco – affidare ai ristoratori il compito di farsi portavoce di una buona pratica come quella dell’uso delle doggy bag con i propri clienti è uno strumento fondamentale che abbiamo per vincere questa lotta contro lo spreco e veicolare il “valore del cibo che avanza” ricordandoci che è troppo prezioso per essere lasciato nel piatto.»

«Tutti, ma proprio tutti, possiamo contribuire ad evitare lo spreco di cibo e in diversi modi – ha commentato Flora Antonelli, Dirigente del Servizio per il Benessere Sociale del Dipartimento per la Salute e il Welfare della Regione Abruzzo. Uno di questi, quando siamo al ristorante, è chiedere la doggy bag per portarci a casa il cibo che rimarrebbe nei piatti per essere buttato. Questa semplice regola, che viene vista ancora come cosa disdicevole o decisamente poco elegante deve diventare un’abitudine, una normalità, un segno di civiltà e, a dirla come Bruno barbieri: per chi cucina questa richiesta è gratificante, non sminuente. Insomma è una richiesta ‘figa’.»

Marilisa Romagno
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