01/01/2013 - 01:00

Rio+20: anche l'agricoltura in prima linea per lo sviluppo sostenibile

Il presidente della Cia Giuseppe Politi interviene all'iniziativa promossa a Roma da Legambiente in vista della Conferenza di Rio de Janeiro. Dagli agricoltori non semplici proclami "green", ma un concreto impegno per la tutela ambientale.
"Più agricoltura non solo per sfamare il mondo, ma anche per uno sviluppo realmente sostenibile. Il settore può fare davvero molto per l'ambiente. Interagendo in prima persona con la natura e il territorio, può giocare un ruolo da protagonista nella lotta alle emergenze ambientali. Oggi gli agricoltori si mettono sempre più in gioco nelle sfide urgenti che il nostro Pianeta deve affrontare, modificando la propria condotta in chiave eco-compatibile". Lo ha affermato il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi intervenendo all'iniziativa promossa oggi a Roma da Legambiente in vista della Conferenza Onu Rio+20 sullo Sviluppo sostenibile che si terrà a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno prossimi.

"L'incontro di Rio -ha aggiunto Politi- è un'occasione per porre all'attenzione dei governi l'esigenza non più rinviabile per individuare uno sviluppo possibile del nostro Pianeta. Ed è per questa ragione che non ci si può accontentare di semplici proclami 'green'. Come mondo agricolo, quindi, non vogliamo essere spettatori, ma reali protagonisti. Non a caso, la nostra Confederazione si è impegnata alla realizzazione di un programma preciso che prevede il raggiungimento di obiettivi importanti: la riduzione del 15 per cento del consumo di acqua, del 20 per cento dell'impiego di fitofarmaci, del 15 per cento delle lavorazioni superficiali dei terreni e, contemporaneamente, l'aumento del 25 per cento della produzione di biomasse, del 10 per cento del biologico, del 3 per cento dei rimboschimenti. L'impegno della Cia è, dunque, concreto a favore dei temi ambientali e lo portiamo avanti da tempo, coinvolgendo un numero sempre maggiore di agricoltori".

"In questi ultimi anni -ha rimarcato il presidente della Cia- abbiamo messo a punto, condiviso e sostenuto progetti tesi alla riduzione delle emissioni in azienda o alla loro compensazione. L'agricoltura, e soprattutto la zootecnia, vengono spesso chiamate in causa come produttrici di gas serra (azotati e metano). Anche per questo sollecitiamo un valido programma di rimboschimento e un diverso approccio nell'allevamento del bestiame. Ma anche modifiche in alcune pratiche agricole attuali: ottimizzazione dell'uso del suolo, lavorazioni ridotte, l'uso di colture a radice profonda, differenti tipi di set-aside, la copertura invernale dei terreni, la manutenzione dei terrazzamenti, le rotazioni migliorative. Senza dimenticare l'agricoltura integrata e biologica, che sono neutrali rispetto ai gas serra o, più spesso, hanno un bilancio positivo perché fissano più carbonio di quanto ne emettono".

"Anche in direzione del raggiungimento dell'autosufficienza energetica in azienda molto è stato fatto, promuovendo, in particolare, il riutilizzo degli scarti agroforestali in chiave di energia verde. La Cia -ha rilevato Politi- crede molto nella produzione di biomasse. Dagli scarti di agricoltura e d'allevamento, infatti, si ricavano ogni anno 20 milioni di tonnellate di biomasse legnose destinate alla produzione di energia termica o elettrica a impatto zero. Questa scelta ha già fatto risparmiare all'ambiente 24 milioni di tonnellate di CO2, una quantità pari all'anidride carbonica emessa da 4 milioni di automobili a benzina che fanno il giro della Terra".
"Non solo. La correzione in chiave ambientale dei consumi delle imprese agricole -ha concluso il presidente della Cia- prevede l'utilizzo di soluzioni per l'irrigazione che favoriscano il risparmio idrico, come gli impianti a goccia o la produzione di specie idro-resistenti".
Marilisa Romagno
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