13/05/2013 - 16:58

Rinnovabili, indipendenza energetica ancora lontana in Italia

Stando a quanto emerso in occasione del convegno Svimez sulle rinnovabili, in Italia ancora troppa dipendenza energetica dagli altri Paesi europei.
Riscaldare e illuminare la propria casa comporta purtroppo spese davvero ingenti, ed è comprensibile come molte famiglie facciano fatica a sostenerle. Una prima accortezza utile in questi casi è di porre le offerte di gas riscaldamento a confronto, piuttosto che quelle di elettricità, così da individuare la soluzione che presenti le condizioni più favorevoli.
 
Certo, va detto che i consumatori italiani non partono avvantaggiati, tra i rincari applicati a gennaio dall’Aeeg e la condizione di dipendenza energetica in cui il nostro paese si trova. Essere indipendenti dal punto di vista della produzione di energia rappresenta infatti un traguardo molto importante da raggiungere per una nazione, specialmente in un contesto nel quale le risorse scarseggiano sempre di più e i costi per accedervi diventano sempre più ingenti. 
 
L’Italia purtroppo è ancora molto lontana dal raggiungimento di questo obiettivo, come certificato dalla relazione preparata dallo Svimez (Associazione per lo Sviluppo Industriale nel Mezzogiorno) e presentata nel corso del convegno “Energie rinnovabili e territorio” tenutosi lo scorso 15 aprile a Napoli. 
 
Stando a quanto rilevato nel rapporto, il nostro Paese soffre di una forte dipendenza energetica nei riguardi delle nazioni europee ed extraeuropee, e la cosa ha una ricaduta pesante in termini di costi. Per comprendere la portata del fenomeno, evidente soprattutto nel caso dell’energia elettrica, è sufficiente pensare che un’impresa italiana, in media, arriva a versare 1572 euro in più di una europea.
 
Il tasso di dipendenza energetica dell’Italia - ovvero il tasso di export-import - si attesta all’81%, in luogo di una media europea ferma al 53%; a complicare il quadro il fatto che l’energia elettrica utilizzata nei nostri confini sia pesantemente direzionata verso fonti non rinnovabili, inquinanti e per di più costose (basti pensare al gas naturale o al petrolio).
 
Sempre stando al contenuto del rapporto la produzione di energia pulita è concentrata nel Mezzogiorno, dove si rileva il 66% dell’intera produzione nazionale; più indietro il centro-nord con solo il 34% di energia prodotta. 
 
Una delle chiavi dello sviluppo energetico è certamente racchiusa nella crescita del geotermico, e lo stesso direttore di Svimez, Franco Padovani, in chiusura di intervento ha sottolineato la necessità che anche questa fonte di energia venga sfruttata, in particolare al sud Italia: “Lo sviluppo della geotermia si presenta come uno dei fattori economici centrali nell’interscambio energetico del Mediterraneo, in particolare in vista di un’espansione della domanda energetica stessa da parte dei Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente”.
 
Un vero peccato per un Paese come l’Italia in cui sfruttare le risorse rinnovabili renderebbe redditizio ogni impianto: il problema di fondo sta nella volontaria negazione di certe evidenze circa la ricchezza territoriale di cui siamo proprietari.
 
Una risorsa naturale come il vento per esempio, rende le zone della penisola più ventose ad alto tasso di sviluppo di impianti eolici, e ancora, quanto potrebbe fruttare un impianto solare nel sud Italia?
 
Per non pensare al fatto che si diminuirebbero gli effetti negativi delle risorse combustibili e inquinanti , tra tutti l’effetto serra, flagello delle nostre aree verdi e della nostra aria.
 
Insomma, il territorio italiano ha tutte le carte in regola per essere produttore autonomo di energia, forse le cause di tale mancanza risiedono in un dissenso della burocrazia e dei mercati. 
SuperMoney
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