20/11/2014 - 08:29

Processo Eternit: la Cassazione annulla la condanna a Schmidheiny. Dure le reazioni del mondo ambientalista

La Corte di Cassazione ha annullato, causa prescrizione del reato, la sentenza di condanna per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny nel processo Eternit.
Si tratta dell' imprenditore svizzero condannato a 18 anni di carcere dalla Corte d'Appello di Torino per il disastro ambientale provocato dall'amianto negli stabilimenti Eternit - e nei territori ad essi limitrofi - in Italia.
 
Il processo è stato istituito in seguito all'azione legale collettiva promossa da circa 6000 persone che chiedevano il riconoscimento dei danni causati con la morte di circa 3000 persone che lavoravano e/o vivevano nei pressi delle installazioni Eternit in Italia di Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli).
 
Stephan Schmidheiny e Cartier de Marchienne (nel frattempo deceduto) sono stati ritenuti responsabili diretti delle numerose morti per mesotelioma avvenute tra gli ex dipendenti Eternit e tra la popolazione. L'accusa aveva richiesto la pena massima di 12 anni di carcere, richiedendo ulteriori 8 anni poiché l'amianto può contaminare gli alimenti anche decenni dopo la loro esposizione. Il 4 luglio 2011 al tribunale di Torino, il procuratore richiese quindi 20 anni di carcere sia per Schmidheiny che per Cartier de Marchienne. L'istruttoria, durata cinque anni, aveva determinato che i due erano effettivamente e oggettivamente responsabili di tutte le azioni societarie e industriali della Eternit negli anni '70, accusa respinta dalla difesa degli imputati.
 
Il 13 febbraio 2012 il tribunale di Torino emette una sentenza storica, condannando in primo grado De Cartier e Schmidheiny a 16 anni di reclusione per "disastro ambientale doloso permanente" e per "omissione volontaria di cautele antinfortunistiche", e obbligandoli al risarcimento di circa 3000 parti civili oltre al pagamento delle spese giudiziarie. E ancora. Il 3 giugno 2013 arriva la sentenza di appello con la quale la Corte d'Appello di Torino non solo conferma, ma aumenta la pena inflitta a Stephan Schmidheiny a 18 anni di carcere. 
 
Ed eccoci arrivare a oggi quando la Corte Suprema di Cassazione annulla senza rinvio la sentenza di appello per sopravvenuta prescrizione del reato, scatenando ovviamente le durissime reazioni del mondo ambientalista, e non solo. 
 
"Rimaniamo sbigottiti e scandalizzati di fronte alla sentenza appena emessa dalla Corte di Cassazione. Di amianto si continua a morire e non va certo in prescrizione il dolore di chi continua a soffrire per la fibra killer" commenta il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, alla notizia della sentenza di Cassazione sul processo Eternit. 
 
"Questa sentenza doveva essere esemplare e di traino per la messa al bando dell'amianto a livello internazionale e invece si trasforma in una beffa per chi è stato esposto e per chi continua ad esserlo nei paesi in cui Eternit Spa ancora fa affari e continua ad estrarre e lavorare amianto" aggiunge Cogliati Dezza. 
 
"Un pericolosissimo "Cavallo di Troia" che rischia di inficiare tutti i prossimi processi che si faranno in Italia per disastro ambientale e di vanificare decenni di sforzi compiuti nella legislazione ambientale per garantire la sicurezza e la salute dei cittadini " sono le parole del WWF.  "E' assurdo far passare questi concetti visto il disastro ambientale e sanitario, i danni ambientali e le sofferenze umane inenarrabili in un'area molto vasta che ha interessato Casale Monferrato e 48 comuni limitrofi con oltre 2000 vittime accertate dall'esposizione all'amianto ed un indeterminato numero di lavoratori e popolazione colpita" ha aggiunto l'associazione ambientalista chiedendo al Parlamento e al governo di modificare le leggi sui reati ambientali approvando finalmente la riforma del codice penale sui "Delitti ambientali ".
Rosamaria Freda
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