01/01/2013 - 01:00

"Per riscaldare l'Italia puntiamo all'efficienza e rilanciamo le fonti termiche rinnovabili"

"Condividiamo le dichiarazioni rilasciate ieri dal Ministro Passera durante l'audizione alla Commissione Industria del Senato sulla necessità di puntare sull'efficienza energetica perché è la prima delle leve che consente - come puntualizzato dal Ministro - di cogliere praticamente tutti gli obiettivi di politica energetica contemporaneamente" commenta a caldo il presidente Fiper Walter Righini.
"Ci aspettiamo, tuttavia, che nella nuova edizione del Piano Energetico Nazionale, venga definita una strategia chiara e condivisa per la promozione delle fonti rinnovabili termiche. Nel nome della razionalizzazione, auspicata dal ministro, è prioritario definire costi/benefici di ogni singola tecnologia termica in termini energetici, occupazionali e ambientali per il Sistema Paese e quindi favorire le più competitive. In quest'ottica si è avviato ieri il Coordinamento delle Associazioni delle Rinnovabili Termiche e dell'Efficienza energetica (C.A.R.T.E.) con l'obiettivo di aprire un tavolo di lavoro con il Governo sui decreti per le rinnovabili termiche e l'efficienza energetica.

Se dalle trivellazioni non è certa la quantità di idrocarburi disponibile, conosciamo molto bene il potenziale energetico dei nostri boschi abbandonati, cresciuti a dismisura negli ultimi anni. Incentivare la filiera biomassa-energia per la produzione di calore significa soprattutto creare occupazione in ambito locale, e promuovere un modello di economia sostenibile. In Italia è disponibile biomassa legnosa vergine proveniente da bosco, sufficiente a riscaldare 801 comuni alpini e appenninici oltre agli 85 già riscaldati dal teleriscaldamento a biomassa.  A titolo di esempio, per riscaldare 300 comuni al disotto dei 5000 abitanti, il consumo di biomassa si aggirerebbe intorno a 3 milioni di metri cubi stero ( 700 mila ton/annue) per un giro di affari di 50 milioni di Euro circa, senza contare il fatturato per le aziende costruttrici dell'indotto industriale.

Se questi numeri si aggiungono ai 7-8 miliardi di metri cubi di biometano agricoli, con una potenzialità di coprire almeno il 10% dei consumi nazionali, come sottolineato da Confagricoltura, il Bel Paese inizierebbe a produrre biocombustibile nazionale per riscaldare i propri cittadini, con l'effetto immediato di attirare investimenti, creare nuovi posti di lavoro su territorio e alleggerire la bilancia commerciale.
Ai 20.000 posti di lavoro che si creerebbero con le trivellazioni, Coldiretti ha stimato che l'indotto che si realizzerebbe incentivando la filiera biomassa-energia si aggira intorno alle 600.000 unità al 2020.
L'invito pertanto che rivolgiamo al Ministro è promuovere ex novo una politica energetica per il riscaldamento e raffrescamento che punti sul mix energetico tra le diversi fonti presenti sul territorio, privilegiando quelle a basso impatto ambientale che producono significative ricadute in termini occupazionali. Incentiviamo sì la crescita, ma che sia possibilmente sostenibile!" conclude Righini.
Marilisa Romagno
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