11/11/2014 - 20:00

Maltempo: avanti su una vera politica di difesa del territorio

Per la Cia i danni provocati da bombe d'acqua, alluvioni e frane, dimostrano la necessità di agire in maniera organica e puntuale sul problema del dissesto idrogeologico, che in Italia riguarda 6.633 comuni e quasi il 10% della superficie nazionale.
Un problema legato a doppio filo all'incuria e al degrado con la cementificazione sfrenata che ha cancellato oltre 2 milioni di ettari di suolo agricolo in vent'anni, 8.000 al mese. Ora c'è bisogno di un cambio di passo puntando sul ruolo essenziale dell'agricoltura per manutenere e presidiare il territorio. Non è colpa solo del moltiplicarsi degli eventi climatici estremi: il vero problema che porta il Paese a una continua "emergenza maltempo", purtroppo troppe volte con risvolti drammatici, è la totale assenza finora di una politica organica di difesa e conservazione del suolo. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori. Troppo poco si è fatto in questi anni per tutelare il territorio da incuria e degrado ed evitare l'abbandono da parte degli agricoltori, la cui opera di presidio e di manutenzione è fondamentale, soprattutto nelle aree marginali di collina e di montagna.

I terreni coltivati, infatti, insieme a quelli boschivi, giocano un ruolo essenziale per stabilizzare e consolidare i versanti e per trattenere le sponde dei fiumi, grazie anche alla capacità di assorbimento e di riduzione dei tempi di corrivazione, aiutando così a scongiurare frane e cedimenti del terreno. Purtroppo però la cementificazione costante e non sempre regolamentata -sottolinea la Cia- ha cancellato negli ultimi vent'anni più di 2 milioni di ettari di terreno agricolo a ritmi vertiginosi (oltre 11 ettari l'ora, quasi 2.000 a settimana e oltre 8.000 al mese) e questo processo molto spesso non è neppure stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque.

Per questo ora bisogna fare un deciso passo avanti -osserva la Cia-. Servono nuove e adeguate politiche di prevenzione del territorio, a cui affiancare una puntuale azione di vigilanza e controllo delle situazioni a rischio che deve coinvolgere necessariamente gli agricoltori. D'altra parte, oggi il rischio idrogeologico in Italia coinvolge il 10 per cento circa della superficie nazionale e riguarda 6.633 comuni. Vuol dire che quasi un cittadino su dieci si trova in aree esposte al pericolo di alluvioni e valanghe.
Marilisa Romagno
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