01/01/2013 - 01:00

L'ondata di caldo distrugge l'agricoltura

Da sabato arriva "Circe", ma i temporali non bastano a mitigare lo stress idrico sui campi. Mais e soia i più colpiti, -25% il raccolto di pomodori.
Secondo la Cia, le temperature elevate e l'assenza prolungata di piogge stanno mettendo in ginocchio il settore. Urgente rilanciare il Piano irriguo nazionale, solo con politiche strutturali si può risolvere la questione del fabbisogno idrico. Il mix micidiale di assenza di piogge e temperature elevate sta piegando l'agricoltura italiana. Prima "Scipione", poi "Caronte" e "Minosse" hanno riarso le campagne e anche se da sabato arriva "Circe" a dare sollievo al Centro-Nord, i temporali non possono bastare a mitigare lo stress idrico. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, che sta monitorando gli effetti della siccità sui campi. Le coltivazioni hanno subito pesantemente i colpi di calore -spiega la Cia- e le perdite stimate sono già del 30 per cento sul mais e del 45 per cento sulla soia in molte regioni del Nord e del 25 per cento sui pomodori nel Mezzogiorno. Anche la frutta estiva comincia a risentire delle temperature molto al di sopra della media e si va avanti con le irrigazioni di soccorso.

La situazione in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto è davvero critica -continua la Cia- tanto più che in alcune zone, come per esempio la gronda lagunare, i terreni molto sabbiosi hanno una minore capacità di trattenere l'acqua piovana. Soltanto nel veneziano la siccità sta mettendo a rischio 27 mila ettari di colture estensive. Purtroppo, sempre più spesso, quelle che un tempo erano anomalie climatiche oggi stanno diventando la norma, la cronaca di tutti i giorni, rendendo sempre più evidente la necessità di politiche strutturali per risolvere il problema del fabbisogno idrico. Ecco perché non si può più aspettare: come ha già detto l'Anbi -osserva la Cia- è tempo di rilanciare il Piano irriguo nazionale, che oggi è dimezzato e senza prospettive di ulteriori fondi. C'è bisogno di misure concrete, di interventi seri di manutenzione della rete idrica e di nuove opere di irrigazione. Solo in questo modo si può davvero aiutare l'agricoltura "made in Italy" -conclude la Cia- che paga i periodi di siccità con un aggravio dei costi di produzione e con un taglio dei raccolti. Che vuol dire zero guadagni.
Tommaso Tautonico
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