23/06/2016 - 14:17

L'impatto ambientale della carne è nella norma, lo dice la clessidra ambientale

L'Associazione "Carni Sostenibili" ha presentato al parlamento europeo il rapporto 2016 "La Sostenibilità delle Carni in Italia" in cui ha introdotto un nuovo modello per valutare l'impatto ambientale delle carni: la clessidra.
Secondo l'Associazione il metodo utilizzato sino ad ora, basato sulla valutazione dell'impatto ambientale per chilogrammo, non è funzionale in quanto non è possibile ignorare il diverso apporto nutritivo del cibo in proporzione ad altri alimenti. Per questo hanno introdotto il metodo della "clessidra alimentare" che considera l'impatto ambientale di un alimento valutandone le quantità consumate in un periodo di tempo. La clessidra infatti rappresenta l'emissione di CO2 per settimana, per la produzione di un determinato alimento, considerando la quantità di consumo nella dieta mediterranea.

Secondo Aldo Radice, segretario generale dell'Associazione Carni Sostenibili: "La Clessidra Ambientale è espressione di un approccio ampio alla visione della sostenibilità della dieta, che mira a valutare l'impatto ambientale reale del cibo che si consuma: se si segue un modello alimentare corretto, come quello mediterraneo tipico della dieta italiana, l'impatto medio settimanale della carne risulta allineato a quello di altri alimenti, per i quali gli impatti unitari sono minori, ma le quantità consumate decisamente maggiori. Questo lavoro si è sviluppato in occasione di Expo Milano 2015 - continua Radice - e proprio dalla ricchezza di riflessioni, di spunti e di contenuti emersi nel corso dell'Esposizione universale si è arricchito di nuove prospettive e ha ulteriormente affinato la sua visione, accogliendo le istanze di tutti gli stakeholder del settore".

Secondo De Castro, coordinatore del Gruppo S&D in Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo: "Consumare carne con equilibrio all'interno di una dieta alimentare Mediterranea non ha conseguenze negative sulla salute, né sulla sostenibilità ambientale ed economica. Il modello produttivo delle filiere zootecniche, soprattutto italiane, si avvicina molto a un modello di economia circolare ormai al centro delle politiche ambientali europee. Un modello che ha come fulcro la sostenibilità del sistema, con sempre meno prodotti di scarto e il riutilizzo costante delle materie prime".
Tommaso Tautonico
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