25/09/2018 - 12:09

Inquinamento: i risultati del progetto Plastic Radar

A distanza di pochi mesi, Greenpeace, pubblica i risultati del progetto Plastic Radar. Sono stati segnalati quasi 6800 rifiuti, il 90% dei quali in plastica usa e getta, e riconducibili in gran parte a San Benedetto Group, Coca-Cola Company e Nestlé.

plastic radar

Sono questi i dati di Plastic Radar, l’iniziativa che Greenpeace ha lanciato pochi mesi fa, per raccogliere le segnalazioni di rifiuti in plastica attraverso WhatsApp e far luce sullo stato dell’inquinamento da plastica sulle spiagge, sui fondali e nei mari italiani. Più di 3200 persone hanno partecipato a Plastic Radar diventando parte attiva nella denuncia di questa grave crisi ambientale e chiedendo un cambio di direzione nell’attribuzione della responsabilità.

Sebbene Plastic Radar non rappresenti un rigoroso strumento di analisi scientifica, la numerosità del campione di segnalazioni ottenute consente un buon livello di confidenza in merito ai risultati dell’attività. L’analisi delle segnalazioni fotografiche di rifiuti in plastica presenti lungo i litorali italiani ha permesso non solo di far luce sulla tipologia di imballaggi e contenitori più presenti, ma di individuare anche i marchi e le aziende produttrici.

Delle quasi 6800 segnalazioni valide ricevute, il 91 per cento ha riguardato rifiuti in plastica usa e getta, in gran parte rappresentati da:

- bottiglie per l’acqua minerale e bevande (25 per cento)
- confezioni per alimenti (circa il 10 per cento),
- frammenti (6 per cento),
- sacchetti di plastica (4 per cento),
- bicchieri, flaconi di detersivi, tappi e reti (tutti al 3 per cento)
- contenitori industriali, flaconi di saponi e contenitori in polistirolo (tutti al 2 per cento).

Per quel che riguarda le reti da pesca, la maggior parte è stata segnalata dalle coste del Mar Adriatico e del Mar Ionio, con un contributo importante delle reti tubolari utilizzate da alcuni anni negli allevamenti di cozze. Considerando che la tipologia di rifiuto in plastica più segnalata è rappresentata dalle bottiglie per l’acqua minerale e le bevande, non sorprende che il PET (Polietilene Tereftalato) sia risultato il polimero più comune nei mari italiani, seguito dall’HDPE (Polietilene ad alta densità). Dalle segnalazioni in cui è stato possibile identificare il marchio di appartenenza, è emerso che gran parte di queste era riconducibile alle aziende produttrici San Benedetto Group, Coca-Cola Company e Nestlé.

Tommaso Tautonico
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