03/05/2014 - 20:34

I Qanat, ingegneria idraulica sostenibile dal passato

Una rete di trasporto idraulico di antiche origini arabe, ma che viene utilizzata ancora adesso e si configura come un sistema sostenibile e ancora attuale.
Nell'antica Persia nacque e si diffuse un sistema di trasporto sotterraneo e superficiale dell'acqua che, soprattutto in luoghi dal clima arido, ha permesso rigogliose coltivazioni e il raffreddamento degli ambienti residenziali. I Qanat sono un'opera di ingegneria idraulica di difficile costruzione, ma che nel corso dei secoli è stata sperimentata con successo in Iran, Siria, Cipro, Giordania, ma anche in Cile, Messico, Perù. In Europa questo sistema venne introdotto dagli Arabi nei paesi da loro governati a partire dal VIII secolo. Testimonianze di Qanat possono essere visitate ancora oggi in Spagna e, in Italia, a Palermo.
 
Nonostante la diffusione delle pompe idriche, questo sistema storico viene utilizzato ancora oggi per l'approvvigionamento d'acqua soprattutto nei paesi del Medio Oriente. Recenti studi si sono soffermati sulla rete diffusa in Siria e Iran; in quest'ultimo paese è composta da circa 22.000 Qanat che si estendono per circa 273.000 km sotto terra. Sono poi stati confrontati il metodo "antico" e quello "moderno". Le pompe d'acqua, nonostante la maggiore efficienza e la possibilità di dosare la quantità d'acqua da pompare a comando, impoveriscono e causano il cedimento delle falde acquifere. I Qanat invece, se integrati con sistemi di irrigazione a goccia per le coltivazioni arboree, possono favorire un uso sostenibile delle risorse idriche.
 
La relazione quindi fra uomini, alberi e acqua si completa con il simbolo storico-culturale del Qanat. Nel 2005 è stato infatti istituito il Centro Internazionale sui Qanat e le Costruzioni Idriche Storiche, frutto di un accordo fra governo iraniano e UNESCO. La tecnologia dei Qanat si trasforma così in una duplice risorsa evolvendosi in elemento attrattore per il turismo sostenibile e un'agricoltura consapevole. Il loro studio potrà così favorire il restauro dei sistemi antichi e possibilmente il loro reinserimento nei progetti moderni riprendendo risorse culturali e identitarie in una chiave di agricoltura sostenibile e integrata.

(autore: Emanuele Messina)
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