01/01/2013 - 01:00

Goletta Verde di Legambiente a Pescara

Subito il dragaggio per risolvere l'emergenza dell'insabbiamento ed evitare il rischio esondazione. Ritirare il Piano Regolatore Portuale e lavorare per l'unitarietà di intenti tra le istituzioni e le parti sociali. Abbattere la diga foranea per ridare spazio al fiume e ristabilire gli equilibri ambientali. Bandiera Nera al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Provveditorato interregionale per le opere pubbliche. Goletta Verde: "Allarmante il livello di inquinamento microbiologico riscontrato a 400 metri dalla spiaggia a ridosso della diga foranea"
Il porto di Pescara quest'oggi è stato animato da un blitz ambientalista della Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente in difesa dei mari e delle coste italiane, organizzato per evidenziare i gravi problemi di insabbiamento, la paralisi di tutte le attività economiche e i rischi idraulici derivanti dall'esondazione del fiume in caso di forti precipitazioni. A distanza di 12 anni, la campagna itinerante del cigno verde torna a Pescara per denunciare la situazione e prende atto del fatto che le nostre previsioni sugli effetti della diga foranea sull'assetto portuale si sono tutte malauguratamente avverate. Tra le azioni da intraprendere per invertire questa situazione la priorità resta il dragaggio del porto per ridare in breve tempo funzionalità alla attività della marineria e dello scalo merci, messi allo stremo da quasi un anno di inattività. La soluzione definitiva dei problemi passa dall'abbattimento della diga foranea e dal ridisegno dell'assetto strutturale del porto. Questo il messaggio lanciato oggi a Pescara dalla Goletta Verde, durante un nuovo blitz ambientalista in difesa del territorio e dell'economia locale. Era il 2000 quando per la prima volta insieme all'Associazione Borgo Marino ed ai circoli locali di Legambiente la campagna del cigno verde denunciò l'inadeguatezza della diga foranea per restituire la balneabilità alla città, l'agibilità e la sicurezza ai pescherecci e lo sviluppo del traffico merci e passeggeri, compromesse, alla qualità ecologica stessa delle acque del porto, dal "tappo di cemento" che da più un decennio ha trasformato la zona.

"La vicenda del Porto di Pescara è un esempio eclatante della patologia tutta italiana legata alla gestione delle opere pubbliche progettate e costruite, a prescindere dall'utilità effettiva e dal destino dell'opera - afferma Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo -. Le conseguenze negative di questi interventi, come nel caso del diga foranea sono evidenti, con ricadute pesanti per l'economia locale e per l'ambiente. A conferma delle criticità già segnalate dal 2000, giunge il monitoraggio di Goletta Verde di quest'anno, effettuato a 400 metri dalla spiaggia a ridosso della diga foranea dove i valori micro biologici indicano livelli di inquinamento allarmanti con ricadute sulla qualità delle acque di balneazione e pericoli sanitari per i cittadini. Al momento, - conclude Di Matteo -, la priorità resta comunque il dragaggio che deve vedere lo Stato, la Regione, la Provincia ed il Comune impegnati nel trovare le risorse economiche, tecniche ed ambientali adeguate".

Allo stato dei fatti, ogni discussione sulla proposta del nuovo Piano Regolatore Portuale, avanzata, a prescindere dai contenuti, intempestivamente dal Comune di Pescara, risulta essere fuorviante rispetto alla priorità del dragaggio e lacerante per il tessuto economico e sociale che ha necessità di coesione e di unitarietà di intenti. Le osservazioni alla Valutazione Ambientale Strategica indicate dai settori economici, sociali e professionali bocciano la proposta in quanto questa non risolve nessun problema del passato e ne crea nuovi nel presente. La storia del porto di Pescara ha iniziato a complicarsi nel 1984 con i lavori di lisciamento delle palafitte a sostegno dei moli guardiani che hanno causato gravi fenomeni di risacca all'interno del bacino vecchio tali comprometterne la sicurezza della navigazione per i quali nel 1997 si è dovuto realizzare la diga foranea che, progettata con l'intento di sanare le conseguenze derivate dalle opere di lisciamento eseguite in precedenza, è causa dell'attuale insabbiamento del porto. Proprio per questo forte è l'invito al Comune a ripensare l'assetto portuale in maniera coerente alle esigenze ed alle sue potenzialità. Si tratta di una decisione di certo impegnativa ma sicuramente utile e necessaria per il lungo percorso di valutazione ambientale che si concluderà con il procedimento di Valutazione Ambientale di competenza statale.

"La vicenda del Porto di Pescara rappresenta uno sbalorditivo caso - scuola di insipienza umana - afferma Vittorio Cogliati Dezza, Presidente di Legambiente -, un intervento che in soli dieci anni ha già manifestato i suoi effetti nefasti. Sarebbe bastata un po' più di lungimiranza ed una capacità tecnico-scientifica di più largo respiro per evitare di cadere in questi circoli viziosi che, con notevole dispendio di denaro pubblico, generano nuovi errori per riparare a quelli commessi nel passato -. La crisi economica che attanaglia il paese e la scarsezza di risorse pubbliche ci obbliga a ragionare su quale sia lo sviluppo duraturo che davvero serve al Paese. Per questo - continua Cogliati Dezza -, la Goletta Verde durante il blitz odierno ha assegnato la Bandiera Nera al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Provveditorato interregionale per le opere pubbliche, perché primo responsabile di quella mancanza di competenza lungimirante che ha finito per aggravare i problemi piuttosto che risolverli. Con questo atto vogliamo anche segnalare che a Pescara, come nel resto d'Italia, deve arrivare chiaro il messaggio che occorre cambiare cultura e approccio: i vincoli che la natura ci pone sono una risorsa da cui partire per sviluppare nuove tecnologie e rilanciare lo sviluppo del territorio. La soluzione - conclude Cogliati Dezza - sta nell'adottare criteri di scelta razionali, ponderati su basi tecniche e scientifiche orientate ai principi dell'efficacia e dell'efficienza, in modo tale da garantire al contempo sostenibilità ambientale, economica e sociale per i territori coinvolti".
Marilisa Romagno
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