06/07/2016 - 20:00

Ecomafie: in Piemonte aumentano arresti e sequestri

502 infrazioni di natura ambientale, 490 persone denunciate, 9 arresti e 192 sequestri. Sono questi i dati relativi al Piemonte che emergono dal rapporto Ecomafia 2016 di Legambiente, le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, edito da Edizioni Ambiente e presentato oggi a Roma al Senato e di cui si parlerà lunedì 11 luglio alle ore 21 a Biella nella tappa piemontese dell'#EcoGiustiziaTour di Legambiente.
Numeri e risultati che raccontano il lento ma grande cambiamento che ha preso il via nel 2015, con l'approvazione della legge sugli ecoreati, e continua nel 2016, anno in cui si cominciano a raccogliere i primi frutti di un'azione repressiva più efficace e finalmente degna di un paese civile che punisce davvero chi inquina. Nei primi otto mesi dall'entrata in vigore della legge sono stati contestati a livello nazionale 947 ecoreati, con 1.185 denunce dalle forze dell'ordine e dalle Capitanerie di porto e il sequestro di 229 beni per un valore di 24 milioni di euro. Sono 118 i casi di inquinamento e 30 le contestazioni del nuovo delitto di disastro ambientale. Per il Piemonte sono da segnalare l'aumento del numero di sequestri, che passano dai 106 del 2014 ai 192 dell'ultimo anno, e degli arresti che da 2 passano a 9 nel 2015. Ma per contrastare le ecomafie c'è ancora da fare, dato che la criminalità organizzata la fa ancora da padrone (sono 326 i clan censiti nel Paese) e la corruzione rimane un fenomeno dilagante, il volto moderno delle ecomafie che colpisce ormai anche il Nord Italia: lo testimoniano i 250 arresti avvenuti in Piemonte dal 1 gennaio 2010 al 31 maggio 2016, il 9,4% del totale nazionale, che vedono la nostra regione al quinto posto nazionale per corruzione in campo ambientale.

"Quelli di quest'anno sono numeri e storie che dimostrano quali effetti può innescare un impianto normativo più efficace e robusto come i nuovi ecoreati, in grado di aiutare soprattutto la prevenzione oltreché la repressione dei fenomeni criminali -dichiara Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta-. Se il 2015 è stato un anno spartiacque grazie all'introduzione della legge sugli ecoreati è fondamentale che le procure sviluppino una prassi operativa comune e condivisa per una corretta applicazione della nuova legge. Certo è che il miglior modo di prevenire le ecomafie resta un deciso cambio di paradigma economico: l'economia ecocriminale si combatte promuovendo un'economia civile, fondata sul pieno rispetto della legalità, sui principi della sostenibilità ambientale e della solidarietà, capace di creare lavoro, soprattutto per le giovani generazioni, e crescita pulita".

In Piemonte nel 2015 continuano a primeggiare i settori tradizionali della criminalità ambientale: il ciclo dei rifiuti (140 infrazioni accertate) ed il ciclo del cemento (86). Per quanto riguarda quest'ultimo settore sono le province di Torino e del Verbano Cusio Ossola a far registrare il primato negativo con 18 infrazioni a testa, 58 persone denunciate nel Verbano Cusio Ossola e 25 nella provincia di Torino. Ma il primato per arresti e sequestri nel settore del cemento va invece alla provincia di Novara con 2 persone arrestate e 7 beni sequestrati. Il ciclo illecito dei rifiuti in Piemonte ha invece portato nel corso del 2015 alla denuncia di 232 persone, 3 arresti, 101 sequestri. Questi ultimi sono stati in gran parte concentrati nella provincia di Alessandria: 84 denunce, 3 arresti e 48 sequestri. Quest'anno il rapporto Ecomafia si arricchisce di un approfondimento on line, sul sito noecomafia.it, dedicato alle storie di illegalità ambientale più emblematiche. Per il Piemonte vengono ad esempio ripercorse le vicende del falso riso bio nel Vercellese, degli incendi dolosi in Valsessera e del processo per l'interramento di car fluff nelle campagne cuneesi.
Tommaso Tautonico
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