01/01/2013 - 01:00

Collocazione temporale dell'intervento abusivo ed applicazione del principio del favor rei

In tema di reati edilizi, l'incertezza assoluta sulla data di commissione del reato o, comunque, sull'inizio del termine di prescrizione che consente l'applicazione del principio del favor rei non ammette alcun automatismo e deve risultare da dati obiettivi. Il giudice è comunque tenuto all'indicazione delle ragioni per le quali non è possibile pervenire, anche sulla base di deduzioni logiche, ad una più puntuale collocazione temporale dell'intervento abusivo - Corte di Cassazione Penale, Sez.3^ 23 febbraio 2012 (Ud. 07/02/2012) Sentenza n. 7065
La Corte di Cassazione Penale, Sez.3^ 23 febbraio 2012 (Ud. 07/02/2012) Sentenza n. 7065, in materia di reati edilizi, ha affermato che il principio del "favor rei", per cui, nel dubbio sulla data di decorrenza del termine di prescrizione, il momento iniziale va fissato in modo che risulti più favorevole all'imputato, va applicato solo in caso di incertezza assoluta sulla data di commissione del reato o, comunque, sull'inizio del termine di prescrizione, ma non quando sia possibile eliminare tale incertezza, anche se attraverso deduzioni logiche, del tutto ammissibili (ved. anche Sez. III n. 1182, 11 gennaio 2008).

Nel caso di specie il Procuratore Generale della Repubblica proponeva ricorso per cassazione avverso la sentenza del Tribunale di Torre Annunziata - Sezione Distaccata di Gragnano del 18 aprile 2011, che aveva dichiarato non doversi procedere nei confronti di C. P. e S. C. in ordine ai reati di cui agli articoli 44 lettera c), 64,65,71,72,83,95 D.p.r. n. 380/01; 181, comma 1bis D.Lv. n. 42/2004; 110, 734 C.P., loro ascritti ed accertati il 3 aprile 2008, per essere gli stessi estinti per intervenuta prescrizione.

Con un unico motivo di ricorso veniva dedotto la violazione di legge in relazione agli articoli 157 e 531 C.P.P. ed il vizio di motivazione, osservando che il giudice aveva ritenuto dubbia la data di ultimazione degli interventi edilizi abusivi sulla base delle dichiarazioni rese da un teste, funzionario del competente ufficio tecnico comunale, il quale aveva riferito che, allorquando ebbe ad effettuare il sopralluogo, le opere risultavano ultimate ed aveva, conseguentemente, ritenuto maturata la prescrizione in applicazione del principio del favor rei.

Secondo la corte, la mera constatazione dell'avvenuta ultimazione delle opere abusive all'atto dell'accertamento non può meccanicamente scaturire una situazione di incertezza sulla data del commesso reato.

Nella sentenza in commento, il collegio ha preliminarmente voluto ricordare quale sia l'orientamento sul concetto di ultimazione dell'immobile abusivo.

Si è detto, in particolare, che il reato urbanistico ha natura di reato permanente la cui consumazione ha inizio con l'avvio dei lavori di costruzione e perdura fino alla cessazione dell'attività edificatoria abusiva (v. SS. UU. n. 17178, 8 maggio 2002). Si è poi precisato (ex pl. Sez. III n. 38136, 24 ottobre 2001) che la cessazione dell'attività si ha con l'ultimazione dei lavori per completamento dell'opera, con la sospensione dei lavori volontaria o imposta (ad esempio mediante sequestro penale), con la sentenza di primo grado, se i lavori continuano dopo l'accertamento del reato e sino alla data del giudizio. Si è inoltre chiarito che l'ultimazione dei lavori coincide con la conclusione dei lavori di rifinitura interni ed esterni quali gli intonaci e gli infissi (Sez. III n.32969, 7 settembre 2005 ed altre prec. conf nella stessa richiamate).

Entro tale preciso ambito deve dunque individuarsi il concetto di "ultimazione" che ha natura oggettiva e non può, pertanto, dipendere da valutazioni soggettive.

Nella fattispecie in esame risultava dal provvedimento impugnato che il giudice aveva recepito le dichiarazioni del funzionario dell'ufficio tecnico comunale il quale si era limitato ad affermare che l'opera era ultimata e al momento non vi erano lavori in corso senza alcuna ulteriore specificazione.

Sebbene si trattasse di opere non particolarmente complesse (installazione di un serbatoio per gasolio su massetto di cemento e costruzione di una tettoia), il Collegio ha rilevato che sarebbe stato comunque possibile verificare, in fatto, se le condizioni delle opere coincidevano o meno con quella condizione di completa rifinitura che l'ultimazione richiede o se vi fosse stata un'interruzione volontaria o imposta dei lavori.

Osserva inoltre la corte che, "in linea generale, a tale proposito, che alla datazione di un intervento edilizio abusivo può agevolmente pervenirsi, in sede di indagini, attraverso l'acquisizione di dati fattuali significativi quali, ad esempio, l'emissione di ordinanze di sospensione da parte dell'amministrazione comunale (la cui emanazione, stante la natura dell'atto sarebbe incompatibile con l'avvenuta ultimazione dell'intervento), l'esistenza di documentazione contabile relativa ai materiali utilizzati o all'attivazione di utenze, l'esistenza di riprese fotografiche aeree dell'area interessata dall'intervento (periodicamente effettuate da imprese specializzate o da enti pubblici anche per finalità diverse) o le condizioni effettive delle opere".

Nella fattispecie risultava, sempre dal verbale di udienza, che erano nelle disponibilità del giudice più fotografie delle opere realizzate, sottoposte all'esame del teste escusso.

Secondo il collegio, tale presenza avrebbe potuto consentire, pur in assenza di più approfonditi accertamenti in sede di indagini preliminari, una verifica delle condizioni delle opere realizzate, ai fini della datazione dell'intervento, attraverso l'esame del loro stato, non solo per accertarne la completa rifinitura nel senso in precedenza indicato, ma anche per considerarne lo stato di conservazione (si pensi, ad esempio, alla eventuale ossidazione delle parti metalliche, alle condizioni dell'area ove le stesse insistono etc.) dal quale era possibile ricavare indicazioni utili per stimare la vetustà dell'opera, specie in presenza di altri elementi, quali il riferimento ad un recente esposto che, come ricordato in ricorso, rendeva plausibile una datazione non remota dell'intervento.

Osservava pertanto la corte che: "nel provvedimento impugnato manca ogni verifica in tal senso, anche solo per evidenziare l'impossibilità di ricavare utili informazioni da tali dati fattuali, cosicché la lacuna motivazionale dovrà essere colmata nel successivo giudizio di rinvio";

"va conseguentemente, ribadito il principio in precedenza richiamato (Sez. III n. 1182, 11 gennaio 2008) precisando che "in tema di reati edilizi, l'incertezza assoluta sulla data di commissione del reato o, comunque, sull'inizio del termine di prescrizione che consente l'applicazione del principio del favor rei non ammette alcun automatismo e deve risultare da dati obiettivi. Il giudice è comunque tenuto all'indicazione delle ragioni per le quali non è possibile pervenire, anche sulla base di deduzioni logiche, ad una più puntuale collocazione temporale dell'intervento abusivo".
Andrea Settembre
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