23/06/2015 - 12:00

Clima: la settima primavera più calda dal 1800

La primavera 2015 si è conclusa con una temperatura media superiore di 1,36 gradi rispetto al periodo di riferimento, classificandosi al settimo posto tra le primavere più calde dal 1800 ad oggi e confermando la tendenza al surriscaldamento.
E' quanto afferma la Coldiretti in riferimento all'allarme lanciato dall'Ispra secondo il quale entro la fine del secolo in Italia i termometri potrebbero segnare fino a 5 gradi in più. Si tratta di valori che confermano la tendenza ad una accelerazione nel surriscaldamento poiché tra i 10 anni più caldi, da quanto sono iniziate le rilevazioni, ben nove - precisa la Coldiretti - sono successivi al 2000. Il 2014 è in testa alla classifica degli anni piu' bollenti davanti al 2010 che - continua la Coldiretti - è seguito dal 2005 e dal 1998 e poi a pari merito dal 2013 e dal 2003 e a seguire il 2002, il 2006 e il 2009.

Il cambiamento climatico - sottolinea la Coldiretti - sta facendo sentire i suoi effetti nelle campagne italiane dove per la prima volta si è iniziato a produrre frutta esotica, dalle banane all'avocado mentre negli ultimi trenta anni il vino italiano è aumentato di un grado ed è cambiata la stessa distribuzione sul territorio dei vigneti, che tendono ad espandersi verso l'alto con la presenza della vite a quasi 1200 metri di altezza. Una "rivoluzione" - precisa la Coldiretti - che ha interessato anche la coltivazione dell'olivo, arrivata fino alle Alpi, mentre nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserva e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee. Gli effetti - ricorda la Coldiretti - si estendono però anche ai prodotti tipici.

Il riscaldamento provoca infatti anche il cambiamento delle condizioni ambientali tradizionali per la stagionatura dei salumi, per l'affinamento dei formaggi o l'invecchiamento dei vini. Una sfida che mette alla prova la capacità dell'agricoltura di trovare l'innovazione nella tradizione, cercando di ottenere il meglio dai mutamenti economici e climatici. L'Expo - conclude la Coldiretti - serve anche raccontare la terra che cambia e come l'uomo cerca di adattarsi con i cambiamenti climatici che sono uno degli aspetti centrali della Carta di Milano.
Marilisa Romagno
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