02/09/2013 - 19:30

Ambiente: la crisi economica riduce le emissioni di gas serra

Aziende italiane virtuose, ma è solo l'effetto della crisi: nel 2012 minimo storico delle emissioni di CO2: - 15% rispetto ai limiti consentiti per l'anno e - 27,5% dall'entrata in vigore dei limiti dell'Unione Europea (2005). L'edilizia1 la più colpita: - 40% di emissioni dal 2005, seguita dal settore "combustione" a -21%.
Le aziende italiane toccano il minimo storico dei livelli di emissione e il record di surplus dei permessi. Complice la crisi economica, nel 2012 gli impianti industriali italiani maggiormente energivori - oltre 1.000 in Italia, che producono più del 40% delle emissioni di gas effetto serra totali nazionali - sottoposti alla normativa europea ETS che impone un tetto annuo alle emissioni di CO2, hanno prodotto meno gas serra, -27,5% dal 2005 e -15% rispetto ai limiti imposti per il 2012, se si escludono gli impianti nuovi entranti, attestandosi a 164 milioni di tonnellate di CO2, dato mai così basso dal 2005 (anno di entrata in vigore dei limiti imposti da Bruxelles) quando le emissioni erano state pari a 225 milioni di tonnellate.

«Il forte calo del 2012 delle emissioni delle aziende italiane non è, come può sembrare, una buona notizia. Nasce da una significativa diminuzione della produzione industriale - ha dichiarato Guido Busato, Presidente di EcoWay che prosegue - L'effetto generato è che le aziende, registrando un abbattimento significativo delle emissioni di gas serra rispetto ai limiti imposti dalla UE, non sono stimolate ad investire in progetti tecnologici per rendere più efficienti i propri processi produttivi. Purtroppo oggi il sistema ETS è caratterizzato da un enorme surplus di offerta che ha portato ad un crollo del prezzo dei certificati. Questo fenomeno ha attirato alcune critiche di eccessiva finanziarizzazione nei confronti del sistema, non considerando che l'ETS è uno strumento che si basa su un meccanismo di mercato trasparente, equo ed equilibrato. Per ridare stabilità al modello, crediamo che ad oggi siano necessarie una serie di riforme strutturali ed una maggiore integrazione degli obiettivi sul clima condivisi tra gli Stati Membri. D'altro canto, in un momento storico in cui l'Europa e le sue Istituzioni vengono attaccate da più fronti, il sistema ETS può diventare un benchmark di possibile integrazione, una scelta geopolitica ed economica che permetta di attuare, per la prima volta, una strategia energetico/ambientale di lungo periodo".

A causa della crisi economica si assiste al record della contrazione di emissioni dagli "impianti di combustione" (aziende con impianti di calore > 20 MW, quali ad esempio impianti termoelettrici). I settori più colpiti sono: "cementifici", "laterizi e ceramiche", che incidono mediamente per il 10,5% delle emissioni nazionali e mostrano una riduzione delle emissioni pari al 40% dal 2005. L'unico settore che ha continuato a produrre dal 2008 al 2012 più emissioni rispetto alle allocazioni gratuite imposte da Bruxelles è la raffinazione.

La Puglia si conferma la regione d'Italia che registra il numero più alto di emissioni verificate di gas ad effetto serra, con il 21,3% delle emissioni totali del Paese. Le regioni che registrano le riduzioni più sensibili di emissioni rispetto al 2005 (anno di entrata in vigore del sistema ETS) sono Veneto (-39%), Toscana (-34%) e Sicilia (-28%); le regioni che nel 2012 hanno emesso meno rispetto ai limiti consentiti sono Piemonte (-37%), Emilia Romagna (-29%) e Lombardia (-27%). Sardegna e Sicilia si confermano anche quest'anno come le uniche due regioni che non hanno mai registrato situazioni di avanzo, ovvero hanno sempre emesso in misura maggiore rispetto ai limiti imposti dall'U.E., nel 2012 rispettivamente +22% e +6%.
Tommaso Tautonico
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