01/01/2013 - 01:00

Ambiente: l'inchiesta di Report sull'eolico

La trasmissione Report di Milena Gabanelli ha mandato in onda su Rai Tre, nei giorni scorsi, la videoinchiesta di Alberto Nerazzini "Girano le pale", dedicata alle storture presenti nei meccanismi di finanziamento italiani delle fonti rinnovabili e, in particolare, al rischio che l'eolico diventi un grande business principalmente per la criminalità organizzata calabrese.
"Nel 2020 l'Italia dovrà avere il 17% dei propri consumi elettrici da fonte rinnovabile - scrive Nerazzini - e questo perché dobbiamo abbassare le emissioni che alterano il clima. Lo prevede il Protocollo di Kyoto ma soprattutto gli accordi vincolanti decisi dai Paesi europei. Per questo l'Italia da anni sta finanziando lo sviluppo dell'energia pulita e non abbiamo badato a spese. I nostri sono gli incentivi più alti del mondo. Insomma anche se siamo partiti in ritardo rispetto agli altri Paesi abbiamo bruciato le tappe". "Siamo stati in Calabria, la Regione che più di ogni altra negli ultimi anni ha aumentato la sua potenza eolica - continua l'autore dell'inchiesta - e ci siamo chiesti se è veramente questa l'industria del vento che dovevamo sviluppare, visto che stiamo investendo risorse miliardarie e le stiamo pagando con la nostra bolletta, la più cara del continente".

Ma la grande truffa, a monte di tutto il sistema, starebbe, secondo Report, nel meccanismo dei certificati verdi e nell'importazione, dall'estero, di "energia verde" - o presunta tale, visto che le garanzie fornite dai venditori stranieri non forniscono certezza circa la fonte di produzione. Si tratta di un sistema piuttosto complesso, a causa del quale, in sintesi, ad un'azienda italiana comprare un certificato verde costa quattro volte di più che importare dall'estero energia dichiarata "pulita", anche se, per ammissione dello stesso sottosegretario Stefano Saglia non vi è alcuna garanzia circa la reale provenienza, né sarebbe possibile ottenere questa tracciabilità prima dell'avvento delle smart grid, le reti intelligenti. Per questo motivo il prezzo dei certificati verdi, troppo onerosi, è crollato e lo Stato si è dovuto impegnare al riacquisto di quelli invenduti, con un conseguente danno per il contribuente italiano.
Tommaso Tautonico
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