04/05/2016 - 21:00

Allarme EFSA: l'olio di palma contiene sostanze cancerogene

L'olio di palma contiene tre sostanze contaminanti tossiche (una delle quali classificata come genotossica e cancerogena) per questo motivo il consumo di prodotti alimentari con discrete quantità di grasso tropicale viene sconsigliato a bambini e adolescenti. È quanto sostiene l'Autorità per la sicurezza alimentare europea (Efsa) in un corposo dossier di 159 pagine dove si valuta la presenza dei tre contaminanti che si formano nel processo di raffinazione ad alte temperature (200°C).
Stiamo parlando dell'estere glicidico degli acidi grassi (GE), 3-monocloropropandiolo (3-MCPD) e 2-monocloropropandiolo (2-MCPD). Il problema riguarda anche altri oli vegetali e margarine, ma l'aspetto saliente è che il grasso tropicale ne contiene da 6 a 10 volte di più. Gli alimenti sotto accusa sono: merendine, biscotti, grissini, cracker, fette biscottate, prodotti da forno e cibi per l'infanzia preparati con il grasso tropicale. La situazione è seria. Basta dire che per l'estere glicidico degli acidi grassi (GE), non è stata stabilita una soglia perché trattandosi di una sostanza cancerogena e genotossica non deve essere presente negli alimenti (proprio come succede per il colorante Sudan, la cui presenza anche in dosi minime è motivo di ritiro del prodotto). Il gruppo ha concluso che i GE sono un potenziale problema di salute soprattutto per i bambini e i giovani, e per tutte quelle persone che assumono cibi ricchi di acidi grassi di palma. Le criticità si pongono anche per i bambini che consumano esclusivamente alimenti per lattanti.

L'argomento non è nuovo. L'Efsa riferisce che la quantità di GE negli oli e grassi di palma è stata dimezzata negli ultimi cinque anni grazie a modifiche del processo produttivo. In Italia però il consumo di olio di palma negli ultimi cinque anni è quadruplicato per cui il miglioramento è stato vanificato (le importazioni sono passate da 274 mila tonnellate del 2011, a 821 mila tonnellate del 2015 - Istat). L'Efsa ha invece fissato una dose giornaliera tollerabile (DGT) di 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno per il 3-MCPD, mentre non si hanno abbastanza dati tossicologici per stabilire un livello di sicurezza per il 2-MCPD. Anche in questo caso l'apporto più significativo deriva dall'olio di palma e il parere dell'Efsa è altrettanto severo "le quantità per i bambini e gli adolescenti (fino a 18 anni) superano la dose giornaliera tollerabile e costituiscono un potenziale rischio per la salute".

Il consumo di olio di palma in Italia ha ormai raggiunto livelli record. In Europa siamo i principali utilizzatori e i consumi sono da record 12 grammi al giorno pro capite. Questa criticità è stata evidenziata anche due mesi fa in un dossier dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) sull'olio di palma. Il documento dice che i bambini italiani assumono il 49% in più di grassi saturi rispetto a quanto consigliato dai Larn e dall'Efsa e che buona parte dell'eccesso (41% della quantità massima) è dovuto al consumo di olio di palma aggiunto negli alimenti industriali. L'impiego del grasso tropicale appare sempre meno tollerabile, a dispetto dei massicci investimenti pubblicitari portati avanti dai produttori e dai grandi utilizzatori, i quali insistono nell'impossibile difesa della sostenibilità e della qualità del prodotto. Non tutti però sono d'accordo, basta rilevare come sia sul fronte industriale sia tra le catene dei supermercati, gli operatori più attenti hanno preso le distanze dal palma, sostituendolo con grassi e oli più coerenti con le nostre tradizioni ed esigenze nutritive. Il risultato è che sul mercato ci sono più di 700 prodotti 'palm free', grazie anche alla campagna di sensibilizzazione e alla petizione de Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade hanno portato avanti su Change.org, raccogliendo oltre 175 mila firme.
Tommaso Tautonico
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