24/10/2014 - 15:00

A Bruxelles obiettivi poco ambiziosi: accordo al ribasso sul clima

Greenpeace valuta come decisamente modesti gli obiettivi di politica climatica ed energetica al 2030 concordati questa notte dai leader dell’Unione Europea.
I tre obiettivi - riduzione delle emissioni di CO2, aumento della quota di energia prodotta da rinnovabili, aumento del’efficienza energetica - sono poco ambiziosi, e rischiano di provocare un sostanziale rallentamento nella crescita delle energie pulite, favorendo così la dipendenza energetica dell’Europa da fonti inquinanti e costose.
«La lotta globale ai cambiamenti climatici richiederebbe un trattamento shock, invece quello che l'UE ci propone è, al massimo, una cura a base di sali», dichiara Luca Iacoboni, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. «I cittadini europei vogliono energia pulita, ma i loro leader politici sembrano non accorgersi della crescita delle fonti rinnovabili. O forse se ne sono accorti e vogliono contrastarla. L’Europa deve e può fare più di così, se vuole evitare che gli impatti dei cambiamenti climatici siano ancora più devastanti di quelli riscontrati negli ultimi tempi». L’accordo raggiunto rappresenta comunque un punto di partenza, in vista di un accordo globale atteso alla conferenza sul clima di Parigi nel 2015. In quest’ottica, è comunque positivo che i leader europei abbiano lasciato aperta la possibilità di rivedere al rialzo gli obiettivi, proprio in previsione del meeting che si terrà in Francia l’anno prossimo. Greenpeace chiede che questi obiettivi diventino più ambiziosi, che si abbandonino definitivamente carbone e nucleare, per un futuro che in Europa sia al cento per cento rinnovabile.
L’Italia, Presidente di turno dell’UE, non è riuscita a condurre i negoziati verso obiettivi davvero ambiziosi e vincolanti per i Paesi Membri. Solo poche settimane fa Matteo Renzi, durante la conferenza Onu sul clima di New York, aveva dichiarato che per l’Italia i cambiamenti climatici sono la sfida del nostro secolo. Un’affermazione resa poco credibile dalle azioni del suo governo, che persevera con una folle politica fossile ed in Europa non si è mai schierato al fianco dei Paesi leader nella lotta ai cambiamenti climatici. «La presidenza italiana dell’UE ha avuto un ruolo decisamente anonimo. Renzi non è stato in grado di guidare l’Unione verso un accordo sul clima ambizioso, neppure a fronte delle tragedie che in queste settimane hanno colpito parte del territorio italiano. La politica fossile italiana, che vuole trivellare i mari in cerca di petrolio, non si è smentita nemmeno in Europa. Se davvero Renzi voleva tener fede alle promesse fatte all’ONU sul clima, ha fallito», conclude Iacoboni.
I contenuti dell’accordo:
•L’accordo prevede tre target per il clima e l’energia al 2030: “almeno” il 40 per cento di riduzione delle emissioni di gas serra nell’UE (senza l’uso di crediti di compensazione) rispetto ai livelli di emissione del 1990; una percentuale vincolante di “almeno” il 27 per cento di rinnovabili nel mix energetico dell’Unione; e un obiettivo non vincolante di “almeno” il 27% di crescita dell’efficienza energetica, con possibilità di innalzamento al 30 per cento dopo una revisione ne 2020;
•Per i Paesi con economie più deboli, come la Polonia, l’accordo prevede un meccanismo finanziario per sostenere gli investimenti nella ‘modernizzazione energetica e nell’efficienza energetica’. In passato questi fondi sono stati utilizzati anche per sostenere la produzione elettrica a carbone;
•Diverse industrie continueranno a ricevere crediti di emissione gratuiti, ma i dettagli riguardo al funzionamento di un mercato della CO2 europeo non saranno chiari sin quando non verrà predisposta, il prossimo anno, una normativa specifica;
•E’ stato adottato anche un obiettivo del 15 per cento per le interconnessioni delle reti elettriche al 2030.
Marilisa Romagno
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