01/01/2013 - 01:00

Rifiuti pericolosi: sgominata organizzazione tra Puglia, Sicilia e Calabria

Legambiente: "la Calabria si conferma terra di trafficanti di scorie che mettono in pericolo la salute pubblica". La Calabria si conferma terra di ecomafia e di trafficanti di rifiuti, luogo prediletto di patti scellerati consumati sulla pelle dei calabresi e della regione".
Il direttore di Legambiente Calabria Franco Falcone commenta così la notizia dello smantellamento da parte della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e della Procura della Repubblica di un'organizzazione dedita al trasporto e allo smaltimento illecito di rifiuti industriali tossici e pericolosi che operava tra Calabria, Puglia e Sicilia. "Esprimiamo il nostro plauso all'ottimo lavoro di squadra dei finanzieri e della procura di Vibo Valentia coordinata dal procuratore Mario Spagnuolo - prosegue Falcone -. Le vicende messe in luce da questa inchiesta dimostrano l'efferatezza e la spregiudicatezza di pseudo imprenditori che, stando alle notizie di oggi, avrebbero scaricato sui terreni destinati alla coltivazione di agrumi migliaia di tonnellate di fanghi altamente pericolosi, veleni che rischiano così di avvelenare uno dei tanti simboli enogastronomici della Calabria e con esso un'intera collettività".

"Poison" è il nome dell'indagine, durata più di due anni, svolta dalla procura vibonese, in collaborazione con la Guardia di Finanza, che ha sgominato un'associazione a delinquere che dal 2009 avrebbe trafficato almeno 135 mila tonnellate di fanghi "altamente inquinanti e pericolosi", di derivazione industriale (risultati essere composti da alte percentuali di "nichel" - "vanadio"). "Quanto emerge dall'inchiesta - aggiunge Franco Saragò di Legambiente Vibo Valentia - potrebbe avvalorare le ipotesi formulate in questi anni dalla nostra associazione che l'intera provincia di Vibo Valentia sia stata e sia tuttora utilizzata per smaltire illegalmente rifiuti tossici e pericolosi. Ci auguriamo che l'inchiesta serva a fare piena luce sul fenomeno".

La Calabria - con 603 reati accertati (10% sul totale nazionale), 754 denunce, 31 arresti e 242 sequestri - è in terza posizione (dietro a Campania e Puglia) nella classifica del ciclo illegale dei rifiuti elaborata nel Rapporto Ecomafia 2011 di Legambiente. Negli ultimi anni, la regione è stata, infatti, attraversata da trafficanti di scorie d'ogni tipo, spacciate per materie prime seconde e seppellite senza precauzioni nei campi agricoli o in cave abbandonate o usate nei cantieri edili come materiale inerte. "Per affrontare adeguatamente i trafficanti e i maneggioni di monnezza che operano nella nostra regione - conclude Falcone -, in un territorio così esteso servono sicuramente più controlli, più risorse e un lavoro di squadra che veda in primo piano le istituzioni".
Tommaso Tautonico
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