01/01/2013 - 01:00

Referendum acqua: no ai comuni gestori

Rosa Filippini, Presidente degli Amici della Terra, ha dichiarato: "Alcuni contestano la nostra affermazione che la legge attuale dia libertà di scelta ai Comuni e sostengono che la libertà di scelta sarebbe invece garantita dalla vittoria dei SI, perché in tal caso tornerebbe in vigore la Legge 448 del 2001 sui servizi di rilevanza economica. E fanno appello alla nostra onestà intellettuale.
Non sono mai insensibile a simili appelli. Do atto che la legge attuale introduce una spinta per l'affidamento del servizio ai privati. Non sono invece d'accordo sul fatto che la vittoria dei SI consentirebbe, tout court, di tornare alle disposizioni del 2001. Dopo un simile pronunciamento, le assemblee legislative saranno impegnate/orientate a interrompere le politiche di liberalizzazione. E comunque il voto darà forza ai fautori del tutto pubblico. Ecco, il punto è proprio questo. Io sono convinta che i Comuni, (le istituzioni elette, in genere) debbano fare il loro mestiere che è la Politica. La Politica del territorio, la Politica delle acque, la Politica dei rifiuti, la Politica dei trasporti ecc. ecc. Queste Politiche non sono facili. Implicano elaborazione di indirizzi, confronto con i cittadini e con le organizzazioni sociali, attuazione attenta e non facilona, trasparenza delle decisioni, indizione di gare e scelta delle migliori condizioni di mercato.

Implicano controlli, revisioni, corretta informazione del pubblico, adeguatezza delle nomine delle autorità di controllo e garanzia di indipendenza del loro operato. Implicano gestione del bilancio pubblico oculata e in pareggio. E' questo che si chiede alle istituzioni pubbliche, ai nostri eletti. Non di fare gli idraulici, gli spazzini o gli autisti. A parte le battute, non si può nemmeno chieder loro di saper fare gli imprenditori di gestioni idriche o di depurazione. Perché dovrebbero? Non è il loro mestiere e non li abbiamo eletti per questo. La legge non obbliga a scegliere i privati, ma obbliga ad affidare i servizi con gara, a scegliere il servizio migliore fra aziende che competono fra loro, ad evitare il più possibile gli affidamenti diretti che sono fonte di corruzione del mondo politico e che non consentono di migliorare i servizi perché, tanto, non c'è scelta. Le liberalizzazioni hanno (o dovrebbero avere) questo senso. Se il SI ai referendum sull'acqua avrà la maggioranza sarà per motivi che non hanno niente a che fare con l'acqua. L'effetto conseguente sarà di tornare ai Comuni factotum. Forse, anche alle centrali pubbliche del latte.

Tornando all'onestà intellettuale, segnalo una curiosità: i più accesi sostenitori del referendum sull'acqua, che hanno tanta ostilità per i privati che gestiscono i servizi idrici (un campo dove le tariffe italiane sono le più basse d'Europa), sono gli stessi che hanno manifestato in difesa degli imprenditori delle rinnovabili elettriche (che godono degli incentivi statali più alti d'Europa). Una grande diversità d'atteggiamento. Eppure, anche l'acqua dovrebbe essere green economy, almeno quanto l'energia. Ma, evidentemente, i "cattivi privati" qualche volta sono "amici".
Tommaso Tautonico
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