01/01/2013 - 01:00

Le aziende italiane ''low carbon''

Alcune aziende propongono la loro visione sull'opportunità di sviluppare un'economia a basse emissioni di carbonio. Passi da compiere e ostacoli da superare.
Si è tenuta nei giorni scorsi la tavola rotonda dal titolo "Verso un'economia a basse emissioni di carbonio: Opportunità per le aziende in vista di Copenhagen". L'incontro, è stato realizzato dall'Ambasciata Britannica di Roma e dal Consolato Generale Britannico di Milano, con il patrocinio della Regione Lombardia e dell'IReR, Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia.
Questa è stata l'occasione per discutere sulle opportunità per l'economia italiana nella transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio. Si è parlato di quali sono gli ostacoli e dei passi che potrebbero sostenere lo sviluppo di una low-carbon economy e di quali siano le aspettative delle aziende verso le negoziazioni sul clima di Copenhagen.
I punti della dichiarazione congiunta delle aziende su clima e business:
1. La questione dei cambiamenti climatici e della transizione verso un'economia a basso contenuto di carbonio è fondamentale per l'economia italiana. Questo è vero sia per i settori tradizionalmente associati ai temi ambientali, come quello delle energie rinnovabili, ma anche per altri settori ndustriali. Le aziende italiane possono e devono scommettere sull'innovazione, la qualità e il risparmio energetico, per vincere le sfide di competitività poste dal mercato globalizzato.
2. Il tema dell'efficienza energetica è cruciale riguardo alle politiche industriali e per il clima: per diminuire i costi delle aziende e della collettività; per conseguire gli obiettivi di CO2 richiesti dalla comunità scientifica e da trattati internazionali; per facilitare la transizione a una low-carbon economy; per incrementare la competitività italiana sul mercato internazionale.
3. Da parte delle aziende, è in atto un superamento del paradigma dominante: si passa da un'idea di sviluppo sostenibile come cornice in cui l'impresa agisce per generare valore, al nuovo concetto di green economy: l'ambiente non costituisce un costo ma un'opportunità per nuovi business - un business pulito e amico dell'ambiente, ma pur sempre generatore di valore.
4. Si avvertono comunque delle difficoltà nello sviluppo delle tecnologie pulite: i maggiori ostacoli evidenziati riguardano gli scarsi investimenti in ricerca e sviluppo, la mancanza di big player, la scarsa massa critica da parte delle PMI, la mancanza della più volte auspicata emplificazione amministrativa. In questo momento economico, si riscontra anche una maggiore difficoltà di accesso al credito. Un altro tema che necessiterebbe di approfondimento sono le infrastrutture, e in particolare le smart grid.
5. Rispetto a questo settore cruciale per l'economia del futuro, l'Italia rischia di perdere il momento e dipendere da tecnologie estere. Ci sono alcuni settori in cui l'imprenditorialità italiana può rivestire ancora un ruolo di protagonista mondiale: in particolare, nei settori del solare termodinamico, energia da biomassa, geotermia, meccanica fine, elettronica di controllo, in parte nell'industria del fotovoltaico - ma non solo.
6. A Copenhagen, è necessario che l'Italia occupi una posizione di leadership rispetto alle negoziazioni in corso. Le aziende si aspettano chiarezza sugli indirizzi futuri e si augurano che l'Italia prenda scelte coraggiose. Chiedono una strategia di obiettivi ambiziosi che ponga l'Italia all'avanguardia sui temi della low carbon economy nello scenario internazionale.
Le aziende firmatarie sono state: Istituto Ricerche per l'Economia e la Finanza Italcementi, Pirelli Ambiente, Ambienta SGR, Ernst & Young.
Tommaso Tautonico
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