01/01/2013 - 01:00

La centrale di Porto Tolle fa male anche al lavoro

Greenpeace replica alla nota emessa oggi dal Comitato dei lavoratori della centrale Enel di Porto Tolle che sostengono la riconversione a carbone dell'impianto.
"Ci auguriamo che i lavoratori di Porto Tolle non debbano accorgersi presto o tardi che i numeri sull'occupazione comunicati da Enel per il progetto della centrale a carbone sono quello che sono: sonore balle. La riconversione farebbe male non solo all'ambiente, al clima e alla salute dei cittadini ma anche al lavoro. Enel può spendere i due miliardi e mezzo di euro previsti per il carbone in energie rinnovabili ed efficienza energetica, creando così molti più posti di lavoro senza danneggiare i comparti della pesca, del turismo e dell'agricoltura" afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace.

Se Enel procedesse a una riconversione a gas della centrale di Porto Tolle, spenderebbe, a parità di potenza installata, circa la metà di quanto farebbe per il carbone, occupando poco meno. Il risparmio che verrebbe all'azienda, potrebbe essere investito in energia pulita o in efficienza. Confrontando i rendimenti dei due miliardi e mezzo di euro che Enel vuole investire per la conversione a carbone di Porto Tolle, espressi in termini di capacità installata, produzione e creazione di posti di lavoro nelle diverse fasi, avremmo che in fase di funzionamento, la ricaduta occupazionale migliore è data dalle fonti rinnovabili. Nella fase di costruzione solo le biomasse occupano meno del carbone ma - in fase di funzionamento - garantiscono un'occupazione 17 volte superiore. In altre parole, con due miliardi e mezzo di euro si possono:
- costruire 2.5 GW di eolico onshore e occupare 3850 persone per 10 anni
- costruire 0.8 GW di solare FV e occupare 3070 persone per 10 anni
- costruire 1.1 GW a biomasse e occupare 470 persone per 10 anni

In termini di funzionamento e manutenzione degli impianti, si possono impiegare stabilmente mille persone con l'eolico onshore, 320 persone con il solare FV e 3410 persone con le biomasse. Se poi si adottano gli indici di resa occupazionale ed ambientale individuati da Confindustria per l'efficienza energetica, due miliardi e mezzo di euro di investimenti corrispondono a 245 mila ULA (Unità Lavoro Anno) contro le 21 mila previste per la conversione e il funzionamento della centrale a carbone; ovvero, l'efficienza occupa oltre 10 volte più del carbone e fa risparmiare 3 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 l'anno.
Tommaso Tautonico
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