01/01/2013 - 01:00

Il dopo Copenaghen

Entro il 31 gennaio i Paesi che aderiscono all'accordo Onu sul clima siglato a Copenaghen dovranno presentare i propri target di riduzione dei gas serra e le politiche da attuare per raggiungere l'obiettivo di diminuire del 20% (se non anche del 30%) le proprie emissioni.
Il segretario dell'Unfccc (United nations framework convention on climate change), la convenzione Onu che si occupa del clima, Yvo de Boer ha pero' 'ridimensionato' questa data definendola una "soft deadline" perche' entro la fine del mese gli stati membri sono chiamati solamente a confermare o smentire la firma dell'accordo di Copenaghen.
La struttura dell'accordo di Copenaghen, di cui ha preso nota la Cop, contiene due tabelle da riempire con le cifre relative alla quota di riduzione di emissioni di gas serra che i Paesi dovranno comunicare entro il 31 gennaio 2010.
La prima tabella riguarda i Paesi industrializzati, in cui per esempio ricadono gli Stati Uniti, menrte la seconda e' per i Paesi emergenti, in cui rientra la Cina.
L'Unione Europea ha ribadito l'obiettivo vincolante assunto per una riduzione del 20% di Co2 entro il 2020 e conferma di essere pronta a portare questo target al 30% se "altri Paesi sviluppati si impegneranno per riduzioni analoghe e i Paesi in Via di sviluppo contribuiranno in modo adeguato".
Anche all'interno dell'Ue ci sono posizioni diverse, un gruppo di paesi (Gran Bretagna, Olanda, Danimarca e Svezia) spinge per muovere rapidamente verso un impegno del 30% ma un altro gruppo (tra cui l'Italia e la Polonia) ritengono che in questo momento l'Unione europea debba restare impegnata sul 20%.
 
Lisa Zillio
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