01/01/2013 - 01:00

Greenpeace rinvia a giudizio Enel

Dopo la schiacciante vittoria riportata in Tribunale - dove era stata trascinata da Enel con una richiesta di censura della sua protesta in difesa del clima - oggi Greenpeace ha decretato il rinvio a giudizio di Enel.
I capi d'accusa, che Greenpeace elenca di seguito, sono cinque:
1. continuata e aggravata distruzione del clima. Enel è di gran lunga il primo tra i grandi emettitori di CO2 in Italia;
2. emissioni di CO2 in aumento nel 2011, sia in Italia che in Europa, in controtendenza rispetto all'andamento generale;
3. causata mortalità prematura nella popolazione esposta alle emissioni delle centrali Enel a carbone. Nel dettaglio: una morte prematura al giorno in Italia e tre morti premature al giorno in Europa;
4. piani di ulteriore sviluppo della quota di elettricità da carbone - già oggi superiore al 40 per cento in Italia;
5. causati danni economici al Paese (quasi 1,8 miliardi di euro l'anno) e all'Europa (4,3 miliardi di euro l'anno).

Con questa risoluzione Greenpeace chiude le indagini avviate lo scorso 29 marzo con la campagna Facciamo Luce su Enel. "Oggi concludiamo una fase importante della nostra attività di scoperta e denuncia dei primati nefasti di Enel" - afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. "Ma questa conclusione - prosegue Boraschi - è solo l'inizio di una nuova fase. Abbiamo raccolto una mole consistente di prove a carico dell'azienda, ora qualcuno dovrà risponderne pubblicamente. Chi ha responsabilità rispetto alle strategie industriali di Enel dovrà cominciare a dire con chiarezza da che parte sta e cosa intende fare".

Dopo la decisione del giudice di respingere il ricorso di ENEL - l'azienda chiedeva la censura del sito web di Greenpeace www.FacciamoLucesuEnel.org, di tutti i materiali impiegati da Greenpeace per informare sul suo conto, nonché risarcimenti esorbitanti - la partita che vede protagonisti l'azienda energetica leader in Italia e l'associazione arcobaleno non è ancora chiusa. La campagna di Greenpeace, infatti, continuerà nei prossimi mesi per estendere l'informazione e la mobilitazione sul tema. "Chi deve andare sotto processo è Enel e il suo piano di investimenti sul carbone che ostacola una rivoluzione energetica pulita, oggi possibile e desiderabile. Che senso ha la quota di controllo dello Stato del 31 per cento di Enel se poi questa azienda, anziché fare da capofila a una evoluzione sostenibile del sistema energetico, spinge nella direzione opposta?" - conclude Boraschi.
Tommaso Tautonico
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