01/01/2013 - 01:00

Copenaghen, tiriamo le somme

Un resoconto del COP 15 elaborato da Ipcc Italia. L'Accordo di Copenhagen non ha natura vincolante, ma stabilisce alcuni provvedimenti operativi e immediati in relazione ai "pilastri" del Bali Action Plan, fornendo indicazioni per le negoziazioni future.
La Conferenza si è svolta dal 7 al 19 dicembre, prolungandosi un giorno in più del previsto. L'evento, annunciato come un momento storico per la lotta ai cambiamenti climatici, si è dimostrato senza dubbio il più vasto e importante in termini di partecipazione e di attenzione mediatica e pubblica nella storia della Convenzione, con la presenza di circa 34.000 partecipanti e 119 Capi di Stato e di Governo, in rappresentanza dei Paesi responsabili a livello mondiale dell'89% del PIL, dell'82% della popolazione e dell'86% delle emissioni di gas serra, tra cui le 20 maggiori economie e i 15 maggiori emettitori.
Il momentum generatosi attorno all'evento, l'indiscusso impegno profuso dal Segretario Esecutivo dell'UNFCCC Yvo de Boer, dal Segretario Generale dell'ONU Ban Ki‐moon e dalla Presidenza Danese, e la volontà politica a raggiungere un risultato si sono concretizzati, seppure con grandi difficoltà, nell'Accordo di Copenaghen.
Tale Accordo è frutto di un'intesa politica nell'ambito della Convenzione promossa da alcuni Stati (tra i quali Stati Uniti, Brasile, India, Cina e Sudafrica hanno svolto un ruolo di primo piano) ed è stato riconosciuto con una decisione che letteralmente "prende nota" della sua esistenza, ma non lo adotta formalmente.
Di conseguenza, l'Accordo assume il valore di una lettera di intenti che i Paesi sono liberi di sottoscrivere o meno. I Paesi membri della Convenzione che aderiranno all'Accordo saranno indicati in una lista da inserire nella parte introduttiva dell'Accordo stesso. Tale elenco non è ancora disponibile e le modalità di adesione saranno rese note dal Segretariato. Ad oggi, è già certo che la maggior parte dei Paesi sottoscriverà l'Accordo, avendo dichiarato il proprio favore durante la riunione plenaria che ha chiuso i lavori della Conferenza. Tuttavia, in tale sede, si sono levate anche diverse e molto forti voci contrarie, da parte soprattutto dei Paesi Latino‐Americani (Bolivia, Cuba, Nicaragua, Venezuela, Ecuador), delle piccole Isole del Pacifico (Tuvalu) e di alcuni Stati Africani (Sudan).
L'Accordo, che quindi non ha natura vincolante, stabilisce alcuni provvedimenti operativi e immediati in relazione ai "pilastri" del Bali Action Plan, fornendo anche indicazioni per le negoziazioni future. In particolare:
Visione Condivisa ‐ riconosce l'evidenza scientifica che per raggiungere l'obiettivo ultimo della Convenzioneiv, l'aumento della temperatura media mondiale non dovrebbe superare i 2°C rispetto ai valori pre‐industriali, e che il picco delle emissioni di gas serra mondiali e nazionali dovrebbe verificarsi al più presto, ma non prevede misure specifiche in tal senso se non un rafforzamento dell'azione congiunta nel lungo termine;
Mitigazione ‐ i Paesi industrializzati non hanno formulato nuovi impegni vincolanti di riduzione delle emissioni, ma si sono impegnati a raggiungere obiettivi quantificati nel 2020, mentre i Paesi in via di sviluppo (PVS) intraprenderanno adeguate azioni di mitigazione; tali obiettivi e impegni sono su base volontaria e, non essendo stati ancora concordati, dovranno essere comunicati al Segretariato entro il 30 gennaio 2010 per essere inseriti nelle due apposite tabelle vuote allegate all'Accordo;
Adattamento ‐ viene riconosciuta l'esigenza di stabilire un Programma di adattamento internazionale per far fronte agli impatti dei cambiamenti climatici;
Finanziamenti ‐ i Paesi industrializzati si sono impegnati a fornire risorse finanziarie nuove e addizionali alla tradizionale assistenza allo sviluppo (Official Development Assistance ‐ ODA) per un totale di circa 30 miliardi di US$ da destinare ai PVS nel periodo 2010‐2012 ("fast start funding") e da utilizzare in modo equilibrato per le loro azioni urgenti e immediate sia di mitigazione sia di adattamento;
Tecnologie ‐ sarà istituito un Meccanismo tecnologico per promuovere lo sviluppo ed il trasferimento di tecnologie.
L'Accordo prevede infine una valutazione della sua stessa attuazione nel 2015, compreso un possibile rafforzamento dell'obiettivo di lungo termine, anche in relazione ad un limite dell'aumento della temperatura media mondiale a 1.5 °C.
Tommaso Tautonico
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