01/01/2013 - 01:00

Commercio estero: vola il "made in Italy" agroalimentare

La Cia commenta i dati di luglio diffusi oggi dall'Istat: se i consumi domestici vanno giù, vino, pasta e formaggi sono sempre più richiesti sui mercati stranieri. Male solo i prodotti freschi, colpa dei costi produttivi record e dei prezzi non remunerativi che scoraggiano gli agricoltori. Bisogna rafforzare la capacità delle aziende di internazionalizzarsi e va portata avanti un'efficace politica di promozione sulle vetrine internazionali.
Di fronte alla contrazione della domanda interna, l'unico motore di crescita resta l'export. Soprattutto se si parla di agroalimentare. Perché oltre i confini nazionali spaghetti e mozzarella, vini e spumanti non passano mai di moda. Anzi, il "made in Italy" piace sempre di più, come dimostrano i dati dell'Istat che evidenziano a luglio un incremento annuo dell'11,2 per cento per le esportazioni di alimentari e bevande. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori. Dopo aver chiuso il 2011 con un fatturato "record" di 23 miliardi di euro -spiega la Cia- anche quest'anno l'export agroalimentare mette il turbo: solo a luglio viaggia a una velocità più che doppia rispetto al complesso delle vendite oltreconfine (+4,3 per cento).

C'è però un "ma": in questo momento l'80 per cento circa delle esportazioni di cibo e bevande è costituito da prodotti dell'industria alimentare -osserva la Cia- mentre crolla l'export di prodotti agricoli freschi (-5,5 per cento nei primi cinque mesi dell'anno). Colpa soprattutto dell'aumento costante dei costi produttivi e del parallelo calo delle quotazioni all'origine. Un binomio devastante che, quest'anno, ha addirittura scoraggiato molti a seminare, a piantare, con una crescita del 6 per cento circa dei terreni lasciati a riposo. Ma il problema dell'export agricolo è molto più grande e investe le politiche economiche nazionali.

L'agricoltura è spesso trascurata, quando non dimenticata, dalle istituzioni. Invece oggi occorre investire nel settore primario, nelle sue potenzialità anche oltreconfine. Bisogna rafforzare la capacità delle imprese agricole di esportare e di investire all'estero, creando strumenti normativi che le sostengano direttamente, semplificando e razionalizzando le risorse. E poi -conclude la Cia- serve una politica di promozione efficace sulle vetrine internazionali che riporti i prodotti della nostra agricoltura sulla scia positiva del successo dei pasta, parmigiano e vino "made in Italy" nel mondo. E' molto importante soprattutto in una fase come quella attuale, in cui la domanda estera dà un apporto essenziale a sostegno del comparto agricolo e alimentare quando i consumi interni invece ristagnano.
Tommaso Tautonico
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