01/01/2013 - 01:00

Ambiente: regole più severe sulla demolizione navale

La Commissione europea ha proposto nuove regole per garantire che le navi europee siano riciclate soltanto in impianti sicuri per i lavoratori e compatibili con l'ambiente. Ogni anno oltre 1 000 grandi navi mercantili vecchie, quali petroliere e portacontainer, sono avviate al riciclaggio per recuperare i rottami metallici.
Tuttavia, molte navi europee finiscono su spiagge sabbiose dell'Asia meridionale, in impianti non conformi agli standard nella maggior parte dei quali mancano le misure di tutela ambientale e di sicurezza necessarie per gestire i materiali pericolosi presenti nelle navi a fine vita, tra cui amianto, policlorobifenili (PCB), stagno tributile e morchie. Ne conseguono sia tassi elevati di infortuni e rischi sanitari per i lavoratori sia un inquinamento ambientale diffuso. Janez Potočnik, commissario per l'Ambiente, ha dichiarato: "Sebbene il settore del riciclaggio navale abbia migliorato le sue pratiche, molti impianti continuano a funzionare in condizioni di pericolo e potenziale danno. Scopo della proposta è garantire che le navi europee vecchie siano riciclate nel rispetto della salute dei lavoratori e dell'ambiente. Si tratta di un incitamento chiaro a investire con urgenza nel miglioramento degli impianti di riciclaggio.". Il commissario Potočnik ha presentato il regolamento insieme Siim Kallas, vicepresidente e commissario per i Trasporti.

La nuove regole, che assumeranno la forma di regolamento, propongono, per le grandi navi mercantili per la navigazione marittima battenti bandiera degli Stati membri dell'UE, un sistema di controllo, certificazione e autorizzazione che ne abbraccerà l'intero ciclo di vita, dalla costruzione all'esercizio fino al riciclaggio. Il sistema muove dalla convenzione di Hong Kong per un riciclaggio delle navi sicuro e compatibile con l'ambiente adottata nel 2009, cui la proposta odierna intende dare attuazione rapidamente senza attenderne la ratifica e l'entrata in vigore, processo che richiederà vari anni. Per accelerare l'entrata in vigore formale della convenzione di Hong Kong, oggi la Commissione ha presentato anche una proposta di decisione che impone agli Stati membri di ratificare la convenzione. Secondo il nuovo sistema le navi europee dovranno istituire un inventario dei materiali pericolosi presenti a bordo e chiedere un certificato di inventario. Prima dell'ingresso della nave nell'impianto di riciclaggio, si dovranno ridurre i quantitativi di tali materiali, anche nei residui di carico, oli combustibili, ecc.

Per poter essere inseriti nell'elenco degli impianti autorizzati a livello mondiale, gli impianti di riciclaggio delle navi dovranno soddisfare una serie di requisiti ambientali e di sicurezza. Il riciclaggio delle navi europee sarà permesso soltanto negli impianti inclusi nell'elenco. Alcuni di tali requisiti sono più rigorosi di quelli previsti dalla convenzione di Hong Kong: lo scopo è assicurare una migliore tracciabilità delle navi europee e garantire che i rifiuti derivanti dalla demolizione - e gli eventuali materiali pericolosi presenti a bordo - siano gestiti in modo compatibile con l'ambiente. Per garantire il rispetto delle regole la proposta impone agli armatori di notificare alle autorità nazionali l'intenzione di avviare una nave al riciclaggio. Mettendo a confronto l'elenco delle navi per le quali hanno rilasciato un certificato di inventario con l'elenco delle navi riciclate in impianti autorizzati, le autorità potranno individuare più facilmente le operazioni di riciclaggio illegale. Anche le sanzioni previste dal regolamento saranno più specifiche e precise.

Il riciclaggio delle navi è attualmente disciplinato dal regolamento relativo alle spedizioni di rifiuti, che vieta l'esportazione di rifiuti pericolosi verso paesi extra OCSE. Tuttavia, la normativa vigente, che non è intesa specificamente alle navi, è spesso elusa, a causa della carenza di capacità di riciclaggio adeguata nei paesi OCSE, ma anche della difficoltà a individuare, da un lato, il momento in cui la nave si trasforma in rifiuto e, dall'altro, il paese esportatore della nave. La nuova proposta mira a colmare le lacune della normativa e a consentire, a condizioni rigorose, il riciclaggio delle navi battenti bandiere dell'UE in paesi extra OCSE. Nel 2009 oltre il 90% delle navi europee è stato demolito al di fuori dell'OCSE, in impianti di riciclaggio navale talvolta non conformi agli standard. Il numero di navi a fine vita europee è considerevole, in quanto il 17% del tonnellaggio mondiale è immatricolato sotto bandiere dell'UE: migliorare le pratiche di demolizione navale nel mondo costituisce quindi una priorità per l'Unione.

Il 19 novembre 2008 la Commissione, estremamente preoccupata per gli effetti negativi del riciclaggio navale sulla salute e sull'ambiente, ha adottato la strategia dell'Unione europea per una migliore demolizione delle navi, nella quale proponeva una serie di misure volte a migliorare il riciclaggio in tempi il più possibile brevi, senza aspettare l'entrata in vigore della convenzione di Hong Kong. La proposta odierna muove dalle idee contenute nella strategia. Per entrare in vigore la convenzione di Hong Kong dev'essere ratificata da almeno 15 grandi Stati di bandiera e di riciclaggio, che rappresentino almeno il 40% della flotta mondiale e una percentuale significativa (almeno il 50%) della capacità di riciclaggio disponibile su scala mondiale.
Tommaso Tautonico
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