01/01/2013 - 01:00

"Sulla strada giusta". Progetto per la sicurezza stradale

Nel 2009 il 55% delle morti sul lavoro in Italia si è verificato sulla strada: al via un maxi progetto di formazione per contrastare il fenomeno.

Cito da “La Repubblica” del 30 novembre 2010

Si chiama "Sulla Strada Giusta" e il nome è tutto un programma: questo il progetto d'informazione ed educazione alla sicurezza stradale realizzato con la collaborazione della Polizia Stradale e di Aisico (Associazione Italiana per la Sicurezza della Circolazione), "per sottolineare l'importanza di una guida responsabile a tutela di se stessi e degli altri, anche nello svolgimento quotidiano del proprio lavoro", come spiegano gli organizzatori.

I dati - fonte Inail - parlano chiaro: nel 2009 il 55% delle morti sul lavoro si è verificato sulla strada nello svolgimento di un'attività che richiedeva l'uso di un automezzo o per il raggiungimento del posto di lavoro. Il progetto è stato lanciato da Coca-Cola HBC Italia. Motivo? Ha una delle reti distributive più capillari del paese ed è anche la prima azienda italiana ad organizzare corsi di formazione rivolti ad un numero così elevato di dipendenti per sensibilizzarli sui rischi della strada, affrontando una delle problematiche sociali più attuali.

"Sulla Strada Giusta" infatti è un progetto piuttosto articolato, che va da incontri con proiezioni di filmati da parte della Polizia Stradale (video e ricostruzioni d'incidenti stradali), alla verifiche pratiche delle misure di prevenzione adottate e successivo monitoraggio dei risultati.

 

"Oggi il lavoro della Polizia Stradale - ha spiegato il Direttore del Servizio Polizia Stradale Roberto Sgalla - si svolge anche all'interno dei luoghi di lavoro, oltre che sulla strada. L'attenzione al fenomeno degli incidenti sul lavoro, sottolineata costantemente anche dal Presidente della Repubblica, ha determinato un rinnovamento della nostra attività. Non solo sensibilizzazione degli studenti sui temi della sicurezza stradale, ma anche del mondo del lavoro attraverso un linguaggio che sia il più efficace per spiegare i comportamenti a rischio".

Coca-Cola HBC Italia ha oltre 1400 dipendenti che ogni anno percorrono in una rete di distribuzione che copre tutta l'Italia, da nord a sud, 54 milioni di km trascorrendo in auto circa metà della propria giornata lavorativa. "Per questo - ha dichiarato Alessandro Belleri, Human Resources Director Coca-Cola HBC Italia - "'sulla Strada Giusta ribadisce l'impegno verso le persone che lavorano per noi, ma è anche testimonianza e parte integrante della nostro percorso di responsabilità sociale d'impresa. La sicurezza stradale è un bene pubblico e un diritto e dovere di tutti: solo facendo sistema si possono raggiungere obiettivi ottimali di prevenzione globale".

Fin qui la notizia. Ora il mio commento.

Apparentemente sembra una buona notizia, in realtà è una notizia abbastanza inquietante e questo per tre ordini di motivi, tra loro collegati.

Il primo motivo lo configurerei come un problema di conflitto di interessi. La polizia stradale ha primariamente il ruolo e la funzione di controllore sulle strade e fuori di esse, come può conciliare questo ruolo con quello di consulente/formatore? Facciamo un esempio. Come pensate che influisca la presenza di questo progetto sul concreto comportamento della polizia stradale nei confronti dei conducenti dei camion della Coca-Cola che dovessero compiere infrazioni? Non ho motivo di dubitare della loro specchiata correttezza ed imparzialità, ma a questo punto almeno porsi il dubbio credo che sia quanto meno legittimo.

Secondo motivo. Entriamo nel merito dell'iniziativa. Vorrei sapere in base a quale criterio tecnico/scientifico ed evidenza dei risultati è stata fatta questa scelta. Tanto per cominciare non è affatto confermato scientificamente, anzi, che l'efficacia maggiore negli interventi di educazione stradale la si ottenga facendo vedere filmati scioccanti che ritraggano incidenti stradali.

Terzo motivo. La modalità tautologica. E' il gatto che si morde la coda. Se si sceglie di affidare la conduzione di questi corsi alla polizia stradale, contemporaneamente si bloccano gli spiragli per poter far lavorare i “tecnici puri”. Si inceppa il meccanismo delle best practices, perché non c'è nessun confronto sulla qualità dell'offerta formativa. E così finisce che lavora, con le scuole o adesso con le aziende, solo chi ha già una credibilità pregressa, ma maturata su un piano diverso rispetto alla qualità formativa dei singoli progetti concretamente proposti.

Sabino Cannone
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