01/01/2013 - 01:00

Sempre più imprese mostrano sensibilità nei confronti di un'economia a bassa emissione di carbonio

Cresce il numero di imprese che stanno attuando meccanismi di carbon neutrality per misurare, ridurre e compensare le emissioni legate al ciclo produttivo, in linea con gli obiettivi imposti dall'Unione Europea al 2020.
Pur non mancando esperienze di eccellenza, sono ancora troppe le complessità tecniche, normative, di efficacia e trasparenza che caratterizzano i tanti strumenti oggi a disposizione delle aziende.
Il Csr Manager Network Italia, l'associazione che riunisce i responsabili delle politiche di sostenibilità delle maggiori imprese italiane promossa da Altis (Alta Scuola Impresa e Società dell'Università Cattolica di Milano) e Isvi (Istituto per i valori d'impresa), oggi a Milano ha organizzato un convegno per fare il punto sullo stato dell'arte.
Da un'indagine presentata da Ervet (Emilia-Romagna Valorizzazione Economica Territorio), che prende in esame l'intera filiera, risulta che il 31% delle imprese ha dichiarato di produrre ed erogare prodotti/servizi a basso impatto ambientale.
La crisi climatica, ha spiegato Edo Ronchi il presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, “mette in discussione una premessa importante che ha caratterizzato lo sviluppo economico mondiale fino al secolo scorso: la possibilità di emettere in atmosfera quantità illimitate di gas derivati dall’uso massiccio di combustibili fossili, la fonte energetica di gran lunga prevalente”.
“Per contenere la crisi climatica entro livelli sostenibili ed evitare esiti catastrofici”, aggiunge Ronchi, “dovremo tagliare drasticamente (oltre l’80% entro il 2050 ) le emissioni mondiali di gas di serra e quindi anche l’uso dei combustibili fossili. Ed è quello che hanno cominciato a fare importanti Paesi e numerose imprese hanno puntato su produzioni di beni e servizi amici del clima, a basse o nulle emissioni di gas di serra, dando il via ad una nuova economia verde: la low carbon economy”.
Sabino Cannone
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