26/11/2015 - 19:00

Rinnovabili: Caraibi, Rhum, turismo e...geotermia

Il Worldwatch Institute ha recentemente pubblicato, per conto dei paesi membri della Comunità dei Caraibi (CARICOM), la Caribbean Sustainable Energy Roadmap and Strategy (C-SERMS), una relazione che valuta la situazione dell'energia nella regione e formula proposte per le fonti rinnovabili, l'efficienza energetica e la mitigazione del clima, tramite una lista di possibili obiettivi e tappe.
Uno degli elementi più interessanti emersi dalla relazione è che la maggior parte degli stati membri del CARICOM sono in possesso di risorse geotermiche potenziali non ancora utilizzate che potrebbero cambiare radicalmente la regione. La "Roadmap" parte dall'assunto che attualmente la risorsa geotermica all'interno della CARICOM è praticamente inutilizzata. È infatti Guadalupa l'unica isola all'interno della regione dei Caraibi ad avere una centrale geotermica in funzione. L'alto fabbisogno di capitali anticipati, anche per le perforazioni esplorative, è stato, sinora, un ostacolo significativo per questa tecnologia. Tuttavia, i piani di investimento e di sviluppo sono aumentati negli ultimi anni, e perforazioni esplorative e installazioni iniziali sono in corso in alcuni paesi, a dimostrazione che il settore è tutt'altro che marginale. Ne è la dimostrazione il successo del Geothermal Congress for Latin America and the Caribbean promosso dalla Banca Mondiale e conclusosi ieri in Nicaragua: oltre 100 delegati provenienti da 30 paesi della regione. Tornando al rapporto, il World Watch Institute fornisce anche una panoramica sullo stato dell'arte nell'area caraibica. Nel mese di luglio 2014, la IDB, Japan International Renewable Energy and Energy Efficiency Potential Cooperation Agency (JICA) e la Banca di sviluppo dei Caraibi hanno firmato congiuntamente un protocollo di cooperazione per sostenere i Caraibi orientali nell'espansione delle fonti di energia rinnovabili e dell'efficienza energetica, con un forte accento sulla geotermia.

Nel mese di settembre 2014, St. Vincent e Grenadine hanno lanciato un progetto di centrale geotermica vicino al Monte Soufrière, che ospita un serbatoio ad alta entalpia. Il progetto è sostenuto dal governo della Nuova Zelanda, e la costruzione degli impianti dovrebbe essere completata entro la metà del 2018. Nel mese di dicembre 2014, Santa Lucia ha ricevuto 2 milioni di dollari dalla Banca Mondiale per sviluppare un progetto di utilizzazione della risorsa geotermica. In Grenada, lavoro sul campo e indagini geochimiche di 12 siti promettenti sono stati completati a partire dal febbraio 2015, e sono in corso ulteriori indagini per valutare l'estrazione su scala commerciale. A St. Kitts e Nevis, invece, concessioni per l'esplorazione e lo sviluppo della geotermia furono affidate ad un consorzio pubblico-privato nel 2009 e stanno attirando l'interesse di investimento dalla Banca di sviluppo dei Caraibi a partire dal 2015. Infine Montserrat spera di arrivare al 100% delle sue forniture di energia elettrica da geotermia entro il 2020 e si è assicurata 17,6 milioni di dollari dal governo britannico per svolgere perforazioni esplorative.

Ma è Dominica (da non confondersi con Repubblica Dominicana) la leader regionale nelle iniziative "geotermiche" con i contratti in vigore dal 2011 per gestire l'esplorazione del potenziale geotermico dell'isola. Una delle opzioni più promettenti per lo sviluppo è il sito Wotten Waven, per il quale le indagini conclusesi nel giugno 2014, stabilendo che un pozzo iniziale era adatto per la produzione di energia. Il progetto inizierà con 6-8 MW di produzione ma possiede il potenziale per arrivare a 120 MW, cifra che consentirebbe a Dominica di esportare energia a Guadalupa e Martinica.
fonte:distrettoenergierinnovabili.it
Tommaso Tautonico
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