02/06/2016 - 16:13

Latte, verso obbligatorietà in etichetta dell'origine prodotti lattiero-caseari

In Italia le etichette di latte, burro, yogurt e formaggi dovranno riportare obbligatoriamente l'origine e la provenienza del prodotto.
E' quando prevede lo schema di decreto che il ministero delle Politiche agricole ha appena inviato a Bruxelles per il via libero definitivo. Con l'applicazione di questa normativa il consumatore conoscerà la provenienza delle materie prime contenute nei prodotti caseari acquistati nel nostro Paese, elemento che ovviamente non potrà che influenzarne le scelte e quindi i consumi. Da un'indagine demoscopica commissionata da Ismea emerge infatti che il 67% dei consumatori italiani è disposto a pagare dal 5 al 20% in più per un prodotto lattiero-caseario che abbia chiara in etichetta la sua origine italiana.
 
Ma non è tutto. Dalla consultazione pubblica online tra i cittadini sulla trasparenza delle informazioni in etichetta dei prodotti agroalimentari svolta sul sito del ministero delle Politiche agricole è emerso come per 9 italiani su 10 sia importante conoscere l'origine delle materie prime per questioni legate al rispetto degli standard di sicurezza alimentare, in particolare per latte fresco e i prodotti lattiero-caseari. 
 
Ma vediamo cosa prevede il nuovo decreto. Secondo il provvedimento il latte e i suoi derivati dovranno avere obbligatoriamente indicata l'origine della materia prima in etichetta. In particolare l'etichetta dovrà contenere il nome del Paese nel quale è stato munto il latte ("Paese di mungitura"), quello del Paese in cui il prodotto è stato confezionato ("Paese di confezionamento") e il nome del Paese in cui il latte è stato trasformato ("Paese di trasformazione"). Qualora il latte, o il prodotto utilizzato come ingrediente, sia stato munto, confezionato e trasformato, nello stesso Paese, l'indicazione di origine può essere assolta con l'utilizzo di una sola dicitura, come per esempio "Origine del latte: Italia". In ogni caso sarà obbligatorio indicare espressamente il Paese di mungitura del latte. Se le fasi di confezionamento e trasformazione avvengono nel territorio di più Paesi, diversi dall'Italia, possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, diverse diciture come "Paesi Ue, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE". 
 
Ma che caratteristiche ha attualmente il comparto lattiero-caseario nel nostro Paese? Il piano del ministero a sostegno del settore ha previsto investimenti da 120 milioni di euro, che hanno portato l'Italia ad essere tra i primi Paesi in Europa per entità dell'intervento. Sono stati stanziati, infatti, 32 milioni per l'aumento della compensazione Iva al 10% per il latte venduto alla stalla ed è stato attivato il fondo latte per ristrutturare i debiti e potenziare la moratoria dei mutui bancari ottenuta con Abi. Altri 25 milioni di euro europei sono stati utilizzati per il sostegno diretto agli allevatori e 10 milioni sono investiti per l'acquisto di latte crudo da trasformare in Uht e destinare agli indigenti. Sul fronte europeo, infine, c'è l'impegno, insieme a Francia, Spagna e Germania, per costruire soluzioni a partire dal finanziamento Ue della riduzione volontaria dell'offerta e per una Ocm Latte.
 
"Siamo davanti a un passo storico che può aiutare tutto il sistema lattiero caseario italiano. Parliamo di un settore che nel suo complesso vale più di 20 miliardi di euro e che vogliamo dotare di ancora più strumenti per competere. Ci sono analisi che dimostrano la propensione dei consumatori anche a pagare di più per un prodotto che sia d'origine italiana tracciata" ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. "Con questo decreto sarà possibile sfruttare questi spazi, perché finalmente i consumatori potranno essere pienamente informati. L'indicazione chiara ed evidente dell'origine della materia prima è un elemento cruciale per valorizzare il lavoro di più di 34mila allevatori che rappresentano il cuore pulsante di questo settore. Il nostro impegno per salvaguardare il loro reddito è quotidiano e spingiamo perché ci sia un ulteriore rafforzamento dei rapporti di filiera nel nostro Paese. Lavoriamo ancora a Bruxelles perché questa sperimentazione apra la strada ad un passo europeo ancora più forte" ha aggiunto il titolare del Mipaaf. 
Rosamaria Freda
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